TRIBUNALI: Lo Stato non paga gli affitti dei tribunali (Libero)

LIBERO

L`Anci furiosa: «È il credito più rilevante della storia repubblicana»
Lo Stato non paga gli affitti dei tribunali
Negli anni il ministero della Giustizia ha accumulato 600 milioni di debiti con i Comuni. Che adesso gli fanno causa

sab. 24 – Lo Stato che non paga ai Comuni l`affitto dei tribunali. Il ministero della Giustizia, per la precisione. Una caterva di arretrati accumulati. E adesso proprio i Comuni – tra l`altro bastonati dallo Stato medesimo, che ha tagliato i trasferimenti anche intimando loro di amministrarsi meglio pretendono i soldi che gli spettano.
Complessivamente si tratta di una cifra astronomica, addirittura 600 milioni di euro. E che lievita ulteriormente se si aggiungono 30 milioni relativi «alla quota del 30 per cento di rimborso dell`annualità del 2011 e 60 per il 2012». Totale: 690 milioni di euro. Stando all`Anci, l`associazione che per l`appunto riunisce i Comuni italiani, si tratta del «credito vantato verso il ministero della Giustizia più rilevante della storia repubblicana».
Spieghiamo. Lo Stato, ovviamente, si deve accollare i costi della giustizia, essendo il potere giudiziario uno di quelli che caratterizza proprio l`autorità statale. Dunque anche quelli dell`affitto degli edifici che ospitano i tribunali. Fino allo scorso anno, bollette e canoni di locazione arrivavano sul conto dei Comuni stessi, i quali pagavano ma, secondo le norme di legge, avrebbero poi dovuto ricevere un rimborso dallo Stato, in media fino all`80 per cento delle spese sostenute. Inutile dire che quei soldi non sono mai arrivati, o nel migliore dei casi sono arrivati a metà.
Dal primo settembre del 2015, poi, quegli indici di spesa sono stati accollati direttamente al ministero della Giustizia. Di soldi non ce n`erano prima, figuriamoci adesso. E se da una parte Comuni ed Enti locali – fatti salvi gli
arretrati da farsi rimborsare – hanno potuto tirare un respiro di sollievo
non essendo più direttamente responsabili dei pagamenti, dall`altra ci sono pure i casi in cui gli edifici che ospitano gli uffici giudiziari sono proprio di proprietà comunale. E allora il risultato è lo stesso: lo Stato non paga e
accumula debiti. Come a dire: è la giustizia (all`italiana) che si morde la coda.
I 40 MILIONI DI BOLOGNA
Ma ora sono sempre di più i Comuni che alzano la voce. O che minacciano di fare causa al ministero. L`ultimo a battere i pugni sul tavolo è stato Virginio Merola, il sindaco di Bologna, che (nientemeno) ha anche la tessera del Pd
in tasca: martedì scorso ha chiesto a via Arenula la bellezza di 40 milioni di euro, visto che a tanto ammontano gli arretrati nella sua città conteggiati dal 2011. E ha citato in giudizio proprio il ministero: «A noi va bene tutto – ha
detto Merola – tranne il fatto di far finta che questi soldi non siano dovuti ai bolognesi. Che lo Stato sia inadempiente, che i cittadini abbiano pagato le spese giudiziarie e debbano far causa allo Stato per avere indietro quello che spetta loro, non va affatto bene». Fra i tanti impegni che si è preso l`esecutivo, c`è anche quello di chiudere una volta per tutte la faccenda.
D`altro canto, «i Comuni che hanno anticipato le spese sostenute per gli anni dal 2010 al 2015 – taglia corto l`Anci – sono ancora in attesa di ricevere il contributo promesso: le anticipazioni che il ministero ha erogato o è
in procinto di erogare non sono assolutamente congrue, al punto che in alcuni casi è stato necessario condannare il ministero». Sono ormai diverse le sentenze che definiscono via Arenula un contraente moroso: la lista delle città
che è ricorsa in tribunale con le bollette in mano è lunga quanto un`enciclopedia.
Solo negli ultimi mesi hanno acceso i riflettori sui “rimborsi non rimborsati” i Comuni di Padova, Oristano e Tolmezzo. Il primo vanta un credito di oltre 9 milioni di euro, certificato anche dal Dup, il documento unico di programmazione: a Padova, da quando il palazzo di giustizia si è
trasferito, lo Stato ha praticamente girato la testa (e il portafoglio) dall`altra parte e in estate la giunta comunale ha dichiarato che «occorre assumere con determinazione tutti gli atti necessari per il rimborso dell`ingente credito
maturato nei confronti del ministero della Giustizia».
UN ELENCO LUNGHISSIMO
Nella piccola cittadina di Ghilarza, a pochi chilometri da Oristano,
il debito del ministero per la gestione dell`ufficio del giudice di pace ammonta a 76 mila di euro e, nonostante i solleciti presentati dall`amministrazione comunale, non c`è verso di incassare: una soluzione potrebbe essere
quella di avviare il pignoramento, ma «costa troppo», raccontano i diretti interessati. Morale, anche qui a perderci sono i cittadini. Stessa storia per il centro di Tolmezzo, in provincia di Udine: lì il tribunale ha chiuso addirittura nel 2013, ma tra le voci della manutenzione e quelle delle utenze, solo l`anno scorso è costato al Comune 96mila euro. I trasferimenti di denaro dal ministero, però, sono più rari di una mosca bianca.
Ancora: a Missaglia (Lecco) a un anno dal trasloco del giudice di pace il debito ministeriale verso l`amministrazione lombarda superava già i 120mila euro, ed era ottobre del 2015. Pochi mesi prima aveva chiesto conto a titolo
di affitti pregressi anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che lamentava un credito di circa 18 milioni. A Perugia la condanna al ministero è arrivata addirittura nel 2011, valeva circa un milione di euro, ma l`ultima rata è stata saldata solo a marzo dell`anno scorso, e giusto perché
si è arrivati fino al Tar. A Pescara due anni fa ci ha provato anche il deputato grillino Andrea Colletti a sollevare un vespaio per l`ammanco di quasi 2 milioni di euro. Nello stesso anno, il Comune di Ancona ha citato in giudizio il ministero per 27 milioni.
E ancora: come minimo, e solo per il 2012, il Comune di Bergamo ha speso 1,4 milioni di euro per le spese degli uffici giudiziari: una somma «mai rimborsata», racconta alla stampa locale il deputato di Forza Italia Gregorio Fontana, che denuncia «una beffa inaccettabile, che rischia di lasciare un buco nelle casse cittadine di almeno 3 milioni di euro, come già emerso in fase di discussione del bilancio di previsione del 2016». E questi sono solo gli ultimi casi, l`elenco potrebbe continuare a lungo: da Catanzaro a Sondrio, da Macomer a San Donà di Piave. Uno scandalo da (stra)ordinaria amministrazione. CLAUDIA OSMETTI

Foto del profilo di Andrea Gentile

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