TORTURA: Reato di tortura, la promessa del ministro Andrea Orlando: “C’è poco tempo ma il governo potrebbe introdurlo” (L’Huffington Post)

L’HUFFINGTON POST

Reato di tortura, la promessa del ministro Andrea Orlando: “C’è poco tempo ma il governo potrebbe introdurlo”

“Proporrò al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di prevedere la legge sul reato di tortura nella programmazione dell’esecutivo”. Parola del ministro della Giustizia Andrea Orlando. L’intento, spiega, è quello di “avere un testo equilibrato nel pur breve lasso di tempo di questa legislatura”. Mentre promette una legge che l’Italia attende da decenni, Orlando si inserisce così tra gli esponenti che vedono un governo Gentiloni a scadenza. A domanda glissa: “Abbiamo sicuramente meno tempo dei governi che si sono insediati all’inizio della legislatura”.
Di reato di tortura, in campagna referendaria, non si poteva parlare: faccenda spinosa e divisiva. Nel frattempo, la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite ha compiuto 32 anni e l’Italia, ancora una volta, ha celebrato la Giornata internazionale per i diritti umani “a metà”: quella Convenzione è stata ratificata da tempo immemore, ma il nostro Paese non si è mai dotato di una legge specifica. L’ultimo disegno di legge si è arenato in Senato a luglio. E però l’anno scorso l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per la condotta delle forze dell’ordine alla scuola Diaz nel 2001, al G8 di Genova, con l’invito a “dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura”.
“Ci vorrebbero pochi giorni, se mai ci fosse la volontà politica”, aveva detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, pochi giorni fa. Ma in Italia – avverte Donatella Di Cesare, filosofa e autrice del libro “Tortura. Chi tace è complice” – il dibattito sul tema “è molto ridotto”. “Se ne parla poco e solo in riferimento all’introduzione del reato”. Indispensabile, certo, accanto però a un dibattito crescente nell’opinione pubblica.
La tortura “come forma di violenza è molto più diffusa di quanto immaginiamo”. Non è appannaggio, oggi, dei regimi dittatoriali e men che mai è retaggio del passato. La filosofa ricorda Guantánamo, Abu Ghraib, Giulio Regeni. Ma anche il G8 di Genova e tutti i controversi casi di cronaca nostrana, nelle carceri e nei centri di identificazione per migranti.
È di poco più di un mese fa la denuncia di Amnesty International di casi di “impronte digitali prese con la forza, maltrattamenti, torture e violazioni dei diritti umani” verso migranti e rifugiati appena sbarcati in Italia. Denuncia rispedita al mittente da parte delle istituzioni, ma che getta un’ombra sulla gestione dell’“emergenza”. “Già quando si parla di emergenza si parla di eccezione”, ragiona ancora Donatella Di Cesare. “E si introduce così la possibilità di superare una legge”. Per quanto venga percepita come remota, è una questione che “minaccia ogni cittadino”: “Ci inoltriamo nel territorio dell’illegalità, con un uso seppure moderato della violenza per risolvere alla spicciolata le situazioni. Ma lo Stato che tocca il corpo di un suo cittadino o di uno straniero è illegittimo”.
Una vera e propria “ferita nella nostra democrazia”, stretta nella morsa tra sicurezza e diritti: “Se scegliamo la strada reazionaria della ‘sicurezza per la sicurezza’ finiamo per vivere in una forma politica che non è più democrazia”. Mancano gli “anticorpi”, non mancano le “ambiguità”: “È lo Stato ad avere il monopolio della forza e della violenza: da un lato dovrebbero essere le forze dell’ordine a difendere i cittadini. Ma poi l’abuso è sempre possibile, e sono proprio le forze dell’ordine a indagare. L’introduzione del reato di tortura sarebbe un passo in avanti positivo anche per il loro operato”.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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