TEMPI PROCESSI: Cause arretrate? 4,5 milioni (Il Corriere della Sera)

IL CORRIERE DELLA SERA

Cause arretrate? 4,5 milioni
La lentezza dei tribunali civili
E aumentano i processi d`appello più «vecchi» di tre anni

dom.17 – Quale sia il prezzo del tempo diventerà chiaro nella settimana che sta per iniziare come poche altre volte nella storia recente d`Italia. Domani si conosceranno nuovi dettagli su Atlante, il fondo costruito sul mercato per assicurare il sistema bancario del Paese contro il rischio di un nuovo dissesto. Ma già da lunedì scorso, convocati al ministero dell`Economia per avviarlo, molti manager di banche e assicurazioni italiane avevano posto una condizione: prima di andare avanti, serve un provvedimento del governo che acceleri un gran numero di procedimenti di fronte ai giudici civili. Ogni giorno, mese e anno in più passato fra giudici e avvocati senza arrivare a una sentenza certa ha per le banche un costo che queste ultime non sono più disposte a pagare.
Non sarà semplice risolvere il problema, a giudicare dai nuovi dati sull`efficienza dei tribunali italiani. Il «debito giudiziario» del Paese – la
massa di pendenze civili ancora aperte – a differenza del debito pubblico è sicuramente calato ancora l`anno scorso: è sceso dai 5,9 milioni di casi
aperti del 2009 fino alla pur sempre astronomica cifra di 4,5 milioni l`anno scorso. Eppure un numero simile di procedimenti comunque resta
fuori dalle medie europee e la diversità fra i risultati fra città simili fra loro dimostra che il segreto di una possibile svolta non è tanto in nuove
leggi o nuovi investimenti. È nella gestione razionale di ogni singolo tribunale. Non si spiegherebbe altrimenti perché, come mostra il grafico in pagina, a Milano solo il 10% dei casi in appello sia più vecchio di tre anni mentre a Roma si viaggia poco sopra il 4o%, a Firenze al 46% e nella pur arretrata (e giudiziariamente litigiosissima) Marsala appena al 4,3%.
Risultati come questi, emersi dalle ultime analisi del ministero della Giustizia,
dicono che i banchieri italiani riuniti al Tesoro per finanziare Atlante almeno su un punto hanno visto giusto: il tempo è denaro. Ogni anno in più
passato prima di poter recuperare un immobile posto a garanzia di un credito in default comporta un costo misurabile per chi ha prestato il proprio denaro. Il valore di bilancio di un prestito crolla proprio perché la garanzia sottostante di fatto non è esigibile in tempi accettabili, e cedere ad altri quella posizione
apre nei bilanci degli istituti esattamente le ferite che oggi paralizzano alcuni di essi.
Rimediare non sarà semplice, perché la giustizia civile italiana continua in parte a evolvere nella direzione sbagliata. L`anno scorso è addirittura
cresciuta la quota di procedimenti in corte d`appello ormai più vecchi di tre
anni, al 36% dal 33% del 2014.
E poiché questi ultimi includono i recuperi delle garanzie sui prestiti o i procedimenti fallimentari, è praticamente certo che il problema emerso sui crediti inesigibili delle banche per il momento si sta solo esacerbando. Non deve finire necessariamente così, non per tutti. Né è sicuro che per accelerare i tempi della giustizia civile occorra semplicemente una nuova legge e l`assunzione di molti più magistrati.
I dati in possesso del ministero della Giustizia dicono che il metodo di lavoro di ciascun tribunale conta molto, perché la varietà dei risultati fra le città della penisola è anche maggiore di quella (media) fra l`Italia e la Svezia. L`eccellenza assoluta è a Trieste, dove solo 1`1,8% dei casi civili in appello ha più di tre anni, seguita da Trento, Bolzano o Torino; il dato peggiore è a
Potenza, dove si è superata quota 50 % di pendenze piene di polvere sugli scaffali, con Napoli e Firenze al 46% e Sassari al 36%. Né il problema è necessariamente concentrato al Sud, perché anche nelle regioni del Mezzogiorno emergono vere e proprie situazioni virtuose: proprio Marsala è
fra i tribunali ordinari più rapidi d`Italia, anche se non ha più risorse o meno casi per magistrato rispetto ad altre città siciliane dai risultati disastrosi
come Messina (36%) o Barcellona Pozzo di Gotto (46%).
Più del denaro o delle riforme per legge, conta il metodo Mario Barbuto. Quando era presidente della corte d`appello di Torino, Barbuto ha
iniziato ad applicarlo nella sua città: il segreto è nello spingere i giudici ad affrontare per primi i casi aperti da più tempo, non nel cercare di smaltire i nuovi che arrivano in continuazione. Barbuto (oggi in pensione) è convinto
che i magistrati italiani siano produttivi, ma non nel modo adeguato: lasciano i casi vecchi, il «debito giudiziario», negli scaffali.
Conta però anche il costume civile degli italiani e la spinta di certi avvocati ad
aprire sempre nuovi litigi. Vorrà pur dire qualcosa se l`anno scorso ne sono stati registrati 2,8 in più ogni cento abitanti a Catanzaro o a Locri, 2,2 a Roma o a Napoli, ma solo 0,5 a Modena o Monza, Vicenza o Vercelli. Un evitabile
affollamento dei tribunali che rivela un dettaglio in più: se la giustizia civile è lenta, più che dei magistrati, a volte la colpa è di milioni di italiani che li intasano. Federico Fubini

Foto del profilo di Andrea Gentile

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