PROFESSIONI: Statuto contribuenti con valore costituzionale (Il Sole 24 Ore)

 

INTERVISTA MARCO CUCHEL PRESIDENTE ANC

Statuto contribuenti con valore costituzionale

 

 

Il decreto legge fiscale è stato «la goccia che ha fatto traboccare il vaso» e che porterà i commercialisti al primo sciopero di categoria.

«Lo proclameremo al termine della manifestazione di domani – annuncia Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc) – e si terrà a gennaio o febbraio».

Qual è il vostro obiettivo? Lo statuto del contribuente va portato a rango costituzionale. Questa è la madre di tutte le battaglie perché è l’unica strada che permetterà di riequilibrare il rapporto fra fisco e contribuente, in modo da renderlo più equo e trasparente. È necessario rivedere l’intero sistema degli obblighi fiscali. Sono quasi vent’anni che gli adempimenti formali continuano a crescere. E a farne le spese sono le imprese e soprattutto i commercialisti che si devono far carico dei costi dovuti all’adeguamento e alla formazione. Il Dl 193 ha fatto montare la protesta perché nel momento in cui si parlava di riordino e semplificazione, sono arrivati nuovi adempimenti che creano disordine nelle scadenze e rendono il calendario fiscale ancora più complicato.
L’obiettivo del Dl fiscale è contrastare le frodi e il fenomeno degli omessi versamenti. Non lo condivide? L’evasione è alta e va combattuta. Noi commercialisti siamo quelli che le tasse le fanno pagare. Ma non con adempimenti che aggiungono solo burocrazia. Si continua a dare peso alle formalità ma la vera evasione (il nero su nero), non viene combattuta perché per scovarla sono necessari maggiori controlli sul territorio. Invece, le comunicazioni trimestrali relative alle liquidazioni Iva sortiranno l’effetto opposto. Serviranno solo a sollecitare i pagamenti, con la conseguenza di mettere in ginocchio imprese già in difficoltà. Questo sistema colpirà infatti le aziende (e sono tante) che si autofinanziano procrastinando il pagamento dell’Iva. Attenzione, non si tratta di evasori: il reddito lo dichiarano, ma rinviano il versamento dell’Iva perché non ce la fanno e preferiscono pagare i dipendenti o i fornitori. Dopodiché si mettono in regola con il ravvedimento operoso o, magari, rateizzando i versamenti, dopo il ricevimento dell’avviso bonario. Alla fine l’obiettivo delle nuove norme è solo quello di ridurre i tempi di incasso, ma si tratta di somme che l’erario avrebbe ottenuto comunque.

Quanto costeranno i nuovi adempimenti? Secondo uno studio di Confprofessioni la spesa necessaria per formazione e software sarà di circa 400-450 euro all’anno. Una cifra che, se moltiplicata, per tutti i commercialisti e le imprese che dovranno farvi fronte, supera di molto i 2,1 miliardi di euro di aumento del gettito che dovrebbe essere generato da questa misura. Oltre al fatto che a 2,4 miliardi non ci si arriverà mai.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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