PROFESSIONI: Il no inguaia i professionisti (Mondoprofessionisti)

MONDOPROFESSIONISTI

Il no inguaia i professionisti
Con la bocciatura della riforma costituzionale l’ordinamento delle professioni rimane nelle mani delle Regioni. Decade la possibilità di leggi omogenee

In materia di Professioni i conflitti tra Stato e Regioni, in merito alle rispettive competenze e ai rispettivi campi d’azione, ci sono stati e spesso è stata coinvolta anche la Corte Costituzionale. Con la vittoria del NO al referendum di ieri Riforma Costituzionale l’ordinamento delle professioni rimane nelle mani delle Regioni. Prima della Riforma Costituzionale 2016 la legislazione delle Professioni era attribuita dal comma 3 del nuovo art. 117 della riforma del titolo V della Costituzione approvata nel 2001 alla potestà legislativa delle Regioni. Tutte le professioni (con Ordini o meno) dovevano avere un ordinamento basato su principi comuni e sviluppato diversamente regione per regione in base alle diverse esigenze. Anche se le Regioni non sono in realtà mai intervenute nella regolamentazione delle Professioni, per mancanza di una precisa definizione dei principi generali (definizione che spettava allo Stato, che non l’ha mai fatta) le cose rimangono così. Il nuovo articolo 117 della Riforma Costituzionale 2016 non approvato con la vittoria del NO al Referendum, avrebbe attribuito l’ordinamento delle professioni alla competenza esclusiva dello Stato. Ma non sarà così. Novità mancate per le Professioni Associative Parliamo anche delle Professioni senza Ordini. La caratteristica delle Professioni disciplinate ai sensi della legge 4/2013 (le Associative, non organizzate in Ordini o Collegi) è di non avere una legge nazionale che regolamenti ogni attività. Questa caratteristica ha permesso e spinto in questi anni le Regioni a creare nuove Professioni e dettare norme diverse da una Regione all’altra sulle singole attività professionali. Si sono create così molte difficoltà per i Professionisti senza Ordini. Il ritorno alla competenza dello Stato avrebbe forse messo fine alla confusione. La riforma del bicameralismo perfetto, con la parziale abolizione del Senato, tentata dalla Riforma Costituzionale 2016 ma non riuscita per la vittoria del NO, avrebbe inciso in modo positivo sulle professioni ex legge 4/2013 che, se numericamente più numerose di quelle con un proprio Ordine, per la non obbligatorietà dell’iscrizione dispongono di un potenziale economico e organizzativo inferiore alle Professioni regolamentate. La parziale abolizione del Senato e una maggioranza politica chiara del Governo avrebbe, forse, reso più facile ottenere le norme che i Professionisti Associativi chiedono.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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