PROFESSIONI: Antiriciclaggio, fuori norma un commercialista su due (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

Antiriciclaggio, fuori norma un commercialista su due

Il 50% dei commercialisti italiani non risulta in regola con i requisiti dell’antiriciclaggio. Questo il dato che emerge dall’analisi di conformità normativa condotta da Alavie (società strutturata per offrire la gestione completa della compliance a professionisti e aziende), su un campione di 500 studi professionali sul territorio italiano tra il 2015 e il primo trimestre 2016. In particolare, l’indagine è stata condotta allo scopo di individuare lo stato dell’arte in tema di antiriciclaggio da parte degli studi di commercialisti, su dieci specifiche macro aree, con l’obiettivo di verificare, per ognuna di esse, l’allineamento alla normativa del campione interpellato. Dallo studio emerge innanzi tutto che soltanto il 74% dei commercialisti compila e gestisce correttamente l’Archivio unico informatico o il Registro cartaceo della clientela. L’analisi evidenzia, inoltre, che il 71% del campione non ha ancora provveduto a predisporre le deleghe nei confronti dei collaboratori per quanto concerne le attività antiriciclaggio. È, quindi, possibile evincere che attività quali l’organizzazione e la gestione del registro antiriciclaggio, l’identificazione della clientela e della verifica del titolare effettivo (questa attività in particolare è svolta correttamente solo dal 55% dei professionisti) sono ancora completamente a carico del singolo professionista titolare e non rientrano nelle procedure consolidate di lavoro dello studio. Un dato ancor più significativo è quello relativo agli obblighi di ordinaria verifica, che appaiono sottovalutati dai commercialisti interpellati: il 30% di essi, infatti, non effettua correttamente la verifica ordinaria sui clienti di studio. In particolare, nel 41% dei casi non viene effettuato il monitoraggio costante delle attività dei clienti continuativi, come invece prescritto dalla normativa antiriciclaggio. Il 90% del campione di Alavie ammette inoltre di non adempiere all’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette (Sos) come richiesto dal dlgs 231/07. Più nel dettaglio, le attività di verifica a fronte di operazioni di valore superiore ai 15.000 euro, o dal valore indeterminato od indeterminabile, sono svolte in maniera adeguata solo dal 73% dei professionisti. Anche la gestione complessiva degli aspetti relativi alla privacy correlati all’antiriciclaggio non risulta correttamente effettuata dal 22% dei professionisti. Entrando più nello specifico, la percentuale di coloro che rilascia ai propri clienti l’informativa privacy con il dettaglio alle attività antiriciclaggio, archiviandone copia controfirmata, è pari al 64%. In questo contesto la formazione viene effettuata in maniera saltuaria: solo il 35% degli studi, infatti, si avvale di un programma specifico in materia di antiriciclaggio, senza tuttavia prevedere aggiornamenti periodici.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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