PRESCRIZIONE: Prescrizione, ecco la mossa del governo. Tempi più lunghi ma non per la corruzione (repubblica.it)

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Prescrizione, ecco la mossa del governo. Tempi più lunghi ma non per la corruzione
Il nuovo accordo per superare gli effetti della legge ex Cirielli, voluta da Berlusconi nel 2005, che ha accorciato i tempi dell’azione penale

ROMA – Il governo è pronto a giocare una doppia carta segreta per sbloccare l’impasse sulla prescrizione, quell’insieme di regole, fissate nella berlusconiana legge ex Cirielli del 2005, che portano alla morte certa dei processi, soprattutto quelli di corruzione, un reato difficile da scoprire che “brucia” subito i pochi anni disponibili. Innanzitutto via dal testo, oggi al Senato dopo il sì della Camera il 23 settembre 2015, il famoso, e assai divisivo, emendamento Ferranti che raddoppia i tempi di prescrizione per il solo reato di corruzione. Poi un’inversione del nuovo orologio della prescrizione. Stop dopo il primo grado, ma anziché dare 2 anni all’appello e 1 alla Cassazione, meglio fare il contrario, 1 all’appello e 2 alla Cassazione.

TEMPI INVARIATI PER LA CORRUZIONE
Fu la presidente Pd della commissione Giustizia di Montecitorio Donatella Ferranti a volere una prescrizione più lunga per la corruzione, come risposta alle insistenti pressioni, anche dell’Europa, per i processi dei colletti bianchi italiani che arrivano a sentenza con molta difficoltà e spesso non ci arrivano proprio. Tant’è che proprio dalla giustizia Ue è giunto l’ordine di ignorare la prescrizione per i processi sulle frodi all’Iva che hanno un impatto europeo. Quindi un doppio binario, almeno per questi processi, già esiste.
Già alla Camera gli alfaniani del Nuovo centrodestra fecero fuoco e fiamme per bloccare l’emendamento Ferranti. Si astennero sul testo, strappando al Guardasigilli Andrea Orlando la promessa che quel passaggio sarebbe stato tolto al Senato. Enrico Costa, oggi ministro Ncd della Famiglia, ma fino a ieri vice ministro della Giustizia, ne ha fatto una sua battaglia personale, condivisa con l’attuale presidente della commissione Giustizia del Senato Nico D’Ascola. Infiniti, in questi mesi, i contatti tra D’Ascola e il responsabile Giustizia del Pd David Ermini. Alla fine il cedimento. Via la norma Ferranti, la corruzione verrà trattata come tutti gli altri reati, ai quali si concede, nei fatti e come vedremo, un mini aumento di tre anni. In pratica si torna al testo del governo, approvato il 29 agosto del 2014, che aveva piazzato la prescrizione all’interno del ddl monstre sul processo penale, oltre 30 articoli che spaziano dall’aumento delle pene minime per furti e scippi, al regolamento carcerario, alle nuove regole per accedere all’appello e alla Cassazione, alle intercettazioni.

DAL “2 PIU’ 1″ ALL’ “1 PIU’ 2″
A questa novità ne segue una seconda. Anche questa condivisa dal Pd. Oggi il ddl Orlando dà ai processi tre anni di vita in più. È previsto che l’orologio si blocchi, ma solo temporaneamente, con la sentenza di primo grado. Al processo di appello sono concessi due anni in più, in cui in pratica le lancette si fermano. Un altro bonus di un anno si può spendere in Cassazione. Una proposta criticata subito dall’Anm che ha sempre parlato di un “pannicello caldo” optando, come tutti i più importanti magistrati in Italia tra cui lo stesso neo presidente del sindacato delle toghe Pier Camillo Davigo, per una soluzione ben più tranchant, quella di tanti Stati esteri. Definitivo stop alla prescrizione con il rinvio a giudizio, perché è giusto che il processo si svolga con serenità. Succede negli Usa, ma non solo.
Cosa sarebbe pronto a fare adesso il Pd? Un’inversione del “2 più 1″ in un “1 più 2″. In pratica: stop dopo la condanna in primo grado, un solo anno di prescrizione in più per l’appello e due anni per la Cassazione. Una soluzione che potrebbe svuotare ancora di più la legge, visto che i processi soffrono la scadenza della prescrizione soprattutto in fase d’appello, visto che in Italia ci sono 26 distretti a fronte di 146 sedi di tribunale e una sola Cassazione. Ma proprio alla Suprema corte sono i magistrati molto attenti alle scadenze della prescrizione, quindi i due anni in più concessi in quella fase sarebbero sprecati.

LE CRITICHE DELL’ANM
Come Davigo ha sostenuto in molte interviste sulla prescrizione, “la soluzione sarebbe un’altra, e cioè disincentivare i ricorsi in appello, visto che le statistiche italiane dimostrano che in pratica tutti i processi risultano appellati, mentre in Francia siamo fermi al 40%”. Una soluzione sarebbe quella di eliminare il divieto della “reformatio in peius”, oggi possibile solo se è stato il pm a impugnare la sentenza, utilizzandola come un forte disincentivo a presentare comunque appello, anche in assenza di motivi necessari. La paura di una condanna più pesante rispetto a quella incassata in primo grado rappresenterebbe già di per sé un forte disincentivo.

LE CONSEGUENZE POLITICHE
Le nuove proposte – via l’aumento ad hoc per la corruzione, inversione dell’orologio del bonus – rischiano di compromettere una partita già politicamente avvelenatissima. Potrebbe essere favorevole Ncd, ma si spaccherebbe il Pd. Sempre critiche le toghe. La partita si giocherà tutta al Senato, dove il ddl sul processo penale è affidato alle “cure” di due Pd, l’ex giudice istruttore Felice Casson e l’avvocato Giuseppe Cucca. I tempi si preannunciano lunghi. Mercoledì prossimo finisce la discussione generale sui 40 articoli del governo e gli oltre 40 ddl allegati. Il testo base potrebbe essere pronto a fine mese. Almeno due settimane per gli emendamenti in commissione. Un tempo nel quale Pd e Ncd potranno continuare a farsi la guerra mentre i processi continuano ad andare in prescrizione. LIANA MILELLA

Foto del profilo di Andrea Gentile

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