MAGISTRATI: Davigo e le nomine, l’irritazione del Csm (Il Corriere della Sera)

IL CORRIERE DELLA SERA

Davigo e le nomine, l’irritazione del Csm
Legnini riferisce a Mattarella: «Ho incontrato l’Anm poche settimane fa, non mi ha sollevato il problema»

ROMA. Smentite e precisazioni non sono bastate: l`atto d`accusa di Piercamillo Davigo contro la «prassi orribile» del Consiglio superiore della magistratura sulla spartizione fra correnti nelle cosiddette «nomine
a pacchetto», ha provocato irritazione nell`organo di autogoverno dei giudici. Soprattutto per il pulpito da cui è venuta la «predica», e cioè il
vertice dell`Associazione nazionale magistrati, che dei gruppi organizzati è culla e sintesi, come s`è visto nell`elezione al vertice dello stesso
Davigo. E poi perché con quella dichiarazione il leader dell`Anm rischia di «offendere i magistrati ritenuti meritevoli di guidare gli uffici giudiziari
tra cui lo stesso dottor Davigo, nominato solo qualche giorno fa presidente di sezione della Cassazione».
Così il comunicato ufficiale di Palazzo dei Marescialli dell`altra sera. Stilato e diffuso a stretto giro non per aprire una nuova polemica, ma per affermare che quell`attacco è tanto demagogico quanto incomprensibile.
Non fosse altro perché, come ha riferito ieri il vicepresidente Giovanni Legnini al capo dello Stato Sergio Mattarella (che del Csm è presidente),
nell`incontro avuto poche settimane fa con l`Anm né Davigo né gli altri rappresentanti della Giunta hanno sollevato il problema. Ma Aldo
Morgigni, consigliere di Autonomia e solidarietà, la corrente nata dalla scissione di Magistratura indipendente di cui Davigo fu tra i promotori, non è d`accordo: «Forse chi oggi si scandalizza per le sue parole
ha la coda di paglia. Se il presidente dell`Anm non ha il diritto di dire la sua sul funzionamento del Csm, di che cosa dovrebbe parlare? Fra l`altro,
nell`occasione in cui Davigo ha fatto le sue considerazioni erano presenti anche gli altri rappresentanti del governo dell`Associazione, e nessuno ha
avuto nulla da obiettare».
In realtà ciò che contesta, ad esempio, Lucio Aschettino, consigliere della sinistra di Area e presidente della V commissione del Consiglio (competente per gli incarichi direttivi), è la generalizzazione dell`accusa: «Certamente ci possono essere casi in cui le logiche di appartenenza correntizia hanno prevalso sul merito nelle scelte di qualcuno, ma trasformare una patologia in regola è sbagliato. In ogni organismo democratico si manifestano sensibilità diverse che si confrontano, e a volte si contrappongono, anche nella scelta di chi deve ricoprire certi incarichi. I gruppi associativi ne sono l`espressione, e l`Anm dovrebbe essere custode di questo patrimonio; sinceramente, che il presidente ci attacchi su questo punto è sorprendente e paradossale».
Elisabetta Alberti Casellati, «laica» di Forza Italia che al momento della nomina per la Cassazione ha votato contro Davigo in favore dell`altro candidato, chiede addirittura le dimissioni del presidente dell`Anm
dalla sua poltrona alla Corte suprema: «O anche lui ha goduto della “prassi scandalosa”, e al buio è avvenuta, per usare le sue stesse parole,
la porcheria e il baratto che lo riguarda, oppure dovrebbe avere il coraggio di fare piena luce sulle nomine che sarebbero state spartite, senza gettare
fango impunemente su persone e istituzioni».
Una difesa d`ufficio che tradisce una certa insofferenza da parte di togati e «laici» verso una denuncia che Davigo ha esplicitato a modo suo, ma
molti altri hanno da tempo segnalato. Al punto che la commissione
istituita dal ministro della Giustizia Andrea Orlando (presieduta dall`ex magistrato ed ex Guardasigilli Luigi Scotti) per suggerire ipotesi di
riforma del Csm, ha avanzato alcune specifiche proposte anche per superare la pratica delle «nomine a pacchetto». Che evidentemente non sono un`invenzione del presidente dell`Anm. Ma forse stavolta la
reazione riguarda più chi ha sollevato la questione che non la questione in sé, perché considerato parte del sistema che l`ha generata. Probabile però
che Davigo rifiuti a sua volta questa visione, e che la diatriba venga ripresa alla prima occasione utile. Giovanni Bianconi

Foto del profilo di Andrea Gentile

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