L’INTERVISTA: Orlando: “Pubblica amministrazione, la prescrizione non è più un`emergenza” (La Stampa)

LA STAMPA
Orlando: “Pubblica amministrazione, la prescrizione non è più un`emergenza”
Orlando: fondiamo il ddl con la riforma del processo penale
Il ministro risponde alle osservazioni della Stampa sulla giustizia

ROMA. A Parigi, ieri, al Meeting anticorruzione dell`Ocse, c`era un italiano, Andrea Orlando, a presiedere i lavori. Una prima volta che inorgoglisce
il governo. «È il segno – ha detto dal palco il ministro della Giustizia della
sensibilità del mio Paese verso le politiche legislative contro la corruzione,
ma anche un riconoscimento del lavoro condotto negli ultimi anni».
Intanto, dall`ultima relazione di Cantone, si capisce che a Roma c`è un substrato a favore della corruzione, altro che contrasto. «Nessuno stupore. Siamo consapevoli che si può fare la migliore legge del mondo, ma se non si ha una capacità di contrasto dell`humus in cui prospera la corruzione, non serve a nulla. Contrasto significa prevenzione, ma anche selezione della classe dirigente, sia politica, sia burocratica. E qui occorre una
riflessione sui corpi intermedi. Io continuo a credere che soltanto una forte partecipazione popolare alle scelte delle politiche e delle persone sia il vero
freno all`illegalità».
Lei a Parigi ha rivendicato non soltanto le buone leggi, ma anche il numero dei procedimenti penali aperti, «molto significativo». Ha ammesso anche, però, i danni derivanti dalla prescrizione dei reati. «Ho chiarito allo stesso tempo come la recente riforma delle pene in materia di reati contro la Pubblica amministrazione, elevando i massimi
edittali, abbia allungato in maniera significativa i tempi della prescrizione, che non è più un`emergenza, naturalmente parlando solo dei reati contro la
Pubblica amministrazione».
La riforma complessiva della prescrizione in effetti è ferma al Senato per divergenze anche nella maggioranza. «Penso che si potrebbe ripartire unificando il percorso con la riforma del processo penale, di cui la prescrizione era una parte».
È così per diverse altre riforme, pur approvate dalla Camera. Luciano Violante, scrivendo su questo giornale, ha lamentato le troppe impasse del legislatore. Per fortuna c`è una magistratura virtuosa che sta procedendo a diverse autoriforme. «Il rilievo è giusto. Ma tengo a sottolineare che diverse di queste autoriforme, da quella della Cassazione in giù, sono anticipazioni di quanto stiamo facendo in Parlamento. E comunque rivendico a questo governo la nuova stagione di non contrapposizione tra politica e giustizia che permette alla magistratura
stessa di procedere. In altre stagioni ciò non sarebbe stato possibile, dato il grado di diffidenza reciproca».
Sempre su La Stampa, Carlo Rimini plaude alla riforma del civile, ravvisando finalmente una decisione chiara e una velocizzazione dei riti. Di contro, Carlo Federico Grosso lamenta la frammentazione degli interventi. Lei ha rivendicato che questo governo ha prodotto oltre 30 provvedimenti. Non sarebbe stato
preferibile un unico intervento di riforma del penale come sta
avvenendo per il civile? «La riforma del processo civile ha in effetti l`ambizione di un intervento organico, anche se è stata preceduta da interventi parziali di deflazione che sono funzionali alla riforma che verrà.
In materia di penale, il respiro non è meno ampio anche se non c`è una completa reimpostazione del processo. Ci sono stati più ddl, è vero, ma sono
sostanzialmente frutto del lavoro della commissione presieduta dal presidente Canzio, e tutti seguono lo stesso filo conduttore. Non trovo giusto il rilievo
sulla “frammentazione” e difendo quest`impostazione, che era l`unica praticabile nelle condizioni politiche date. Non dimentichiamo che il nostro è un governo di coalizione, con sensibilità diverse, e che alcuni tra i temi trattati sono fortemente divisivi. Il rischio che si bloccasse tutto era forte; lo abbiamo scongiurato».
Anche Vladimiro Zagrebelsky chiede scelte radicali. Propone di
rivedere il sistema delle sospensive nel diritto amministrativo,
delle misure cautelari nel penale, di quelle provvisorie nel civile
che causano precarietà e incertezza. E la lunghezza dei processi, scrive su La Stampa, a questo punto non è più un difetto organizzativo, ma una debolezza strutturale. «Guardi, le misure cautelari nel penale sono state riviste in Parlamento; sui tempi del processo
civile c`è la possibilità di intervenire con la legge delega in votazione al Senato; il processo amministrativo esula dalle mie competenze ma è vero che sconta il fatto di vivere in un mondo a sé. Mi permetto però di dissentire: i difetti organizzativi pesano eccome, se si pensa che a parità di norme i tempi dei processi sono profondamente diversi da tribunale a tribunale». FRANCESCO GRIGNETTI

Foto del profilo di Andrea Gentile

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