L’INTERVISTA: Corradino: «Dal Codice un aiuto al mercato» (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

INTERVISTA MICHELE CORRADINO CONSIGLIERE ANAC CON DELEGA AGLI APPALTI
Corradino: «Dal Codice un aiuto al mercato»

ROMA. Tutt’altro che un codice che blocca il mercato. L’Anticorruzione non ci sta a far passare il messaggio del codice appalti «che paralizza l’Italia». E appena approvate le prime linee guida, tocca a Michele Corradino, consigliere Anac con il ruolo di braccio destro di Raffaele Cantone sui contratti pubblici, chiarire subito che «in questa fase è sbagliato seminare terrore: la responsabilità di tutti noi, per prima l’Anac, è aiutare Pa e imprese a intraprendere un cammino di rinnovamento. Rallentarlo è una grave responsabilità».
I dati sui bandi a maggio dimostrano che c’è stata una pesante caduta delle gare per opere pubbliche dopo l’entrata in vigore del codice. Anche noi abbiamo fatto fare una elaborazione. Si tratta di una tendenza che viene da più lontano. È vero che a maggio c’è stata un caduta che noi misuriamo al 60%. Ma abbiamo rilevato che già lo scorso novembre c’era stato un calo del 30% delle gare su base annuale. Ricordo che in quel mese è scattato l’obbligo di centralizzare gli appalti per i piccoli comuni. Serve un’analisi più complessa.
Fatica ad adeguarsi alle nuove regole? Di recente la World Bank ha pubblicato uno studio in cui si fa vedereche in tutti gli stati c’è una parte della Pa che fa resistenza al cambiamento. Ci sono grandi rischi nell’innovazione. Ed è chiaro che i funzionari hanno paura di sbagliare. Il rischio che vedo io è però che questa naturale resistenza al cambiamento di una parte, va sottolineato, non di tutta la Pa, finisca per saldarsi con quelle lobby che il cambiamento non lo vogliono perché si chiude lo spazio per utilizzare le varianti in forma strumentale, la possibilità di individuare un commissario di gara compiacente o di fare leva sul massimo ribasso offrendo scarsa qualità perché tanto poi si recupera.
I costruttori (ma anche il governatore campano De Luca) contestano la scelta di vietare l’appalto integrato, obbligando ad affidare i lavori solo su progetto esecutivo. Mettere il progetto esecutivo alla base degli appalti risponde a due esigenze. La prima è quella di restituire la Pa alla sua funzione principe che è quella di programmare gli investimenti. La seconda è quella di ridurre la spesa per le opere pubbliche. Noi abbiamo dimostrato che nel 90% dei casi il costo delle varianti equivale, con ujna precisione pari all’euro, allo sconto offerto in gara. Le varianti non vanno demonizzate: giusto.
Vanno bene però se servono a rispondere alle soprese geologiche.Non devono invece essere un modo per rimettere in circolo il denaro che è stato risparmiato con il ribasso d’asta. È questo utilizzo anomalo, spesso illecito, possibile solo in assenza di una vera progettazione, che ha comportato un aumento mostruoso dei costi delle opere pubbliche. Ecco perché il progetto deve essere al centro di tutto il sistema e deve essere quello esecutivo. Mauro Salerno

Foto del profilo di Andrea Gentile

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