L’INTERVENTO/4: Il mondo carcerario e le sue contraddizioni di Agnese Moro (La Stampa)

LA STAMPA

Il mondo carcerario e le sue contraddizioni

di Agnese Moro

dom.19 – Se prendessimo il modo in cui intendiamo la pena (inflitta come conseguenza di un reato commesso) come punto di osservazione per indagare i valori su cui, in pratica, si muove il nostro Paese avremmo uno scenario contraddittorio e in movimento. L`occasione per farlo è stata offerta nei giorni scorsi dall` Assemblea della Conferenza Nazionale Volontariato
Giustizia – www.volontariatogiustizia.it – alla quale aderiscono importanti associazioni.
Per la verità la nostra Costituzione (art. 27) indica con chiarezza i confini
ideali e operativi entro cui muoversi: «La responsabilità penale è personale.
L`imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le
pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e
devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte». Non viene indicata la reclusione come il modo di gestire la pena; la finalità non è «farla pagare», ma rieducare; non sono ammessi trattamenti contrari al senso di umanità. Come sappiamo la realtà è più contraddittoria. Ci sono luoghi di grandissimo successo (controllo e diminuzione del fenomeno, drastica riduzione del tornare a commettere reati) come la giustizia minorile che mette al centro il minore, la persona, con la sua concreta situazione e con le sue potenzialità, lavorando da subito su uno specifico percorso, che nella stragrande maggioranza dei casi non prevede il carcere.
Una realtà messa oggi in questione da una riforma organizzativa che rischia
di disperderne il patrimonio, mentre – paradosso! l`Ue indica il modello italiano come quello che tutti gli Stati devono adottare. Per gli adulti si spera che quanto emerso dagli Stati generali dell`esecuzione penale promosso dal Ministero di Giustizia, con protagonisti studiosi e operatori di diverse competenze, serva a superare la centralità del carcere e raggiungere la finalità della rieducazione attraverso altre strade.
Resta aperto come una insanabile contraddizione con quanto stabilito dalla
Costituzione il problema dell`ergastolo, e di quello ostativo in particolare.
Consiglio due bellissimi libri: di Elvio Fassone «Fine pena: ora» (Sellerio); di
Carmelo Musumeci e Andrea Pugiotto «Gli ergastolani senza scampo» (Editoriale Scientifica). Cose che riguardano ognuno di noi e il tipo di Paese in cui vogliamo vivere.

Foto del profilo di Andrea Gentile

andrea-gentile