L’INTERVENTO/3: La rieducazione una scommessa incompiuta di Antonio Mattone (Il Mattino)

IL MATTINO

La rieducazione una scommessa incompiuta

di Antonio Mattone

Sono stati alcuni detenuti maggiorenni a scatenare ieri la rivolta nel carcere minorile di Airola. Disordini che hanno messo in ginocchio per alcune ore l`istituto penale minorile della cittadina beneventana, con il pesante bilancio di una sezione dell`istituto completamente sfasciata e due agenti feriti.
I futili motivi che avrebbero scatenato la violenza non sarebbero altro che un pretesto dei piccoli boss emergenti per affermare con una manifestazione di forza il loro potere.
La maggiore età dei protagonisti principali della sommossa ha sollevato dubbi e polemiche soprattutto da parte dei sindacati di polizia penitenziaria, ma non solo.
La permanenza di questi ragazzi nei circuiti minorili risale a una norma che permette a chi ha iniziato percorsi di recupero negli istituti di pena, di non interromperli, per andare nelle carceri per adulti, fino al compimento del 25esimo anno di età, mentre prima di questo provvedimento si poteva restare solo fino a quando non si erano compiuti 21 anni.
Questa proposta fu annunciata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nel maggio di due anni fa, proprio durante una visita nel carcere minorile di Nisida.
Il Guardasigilli osservò che non bisognava interrompere percorsi di recupero che avevano dato risultati positivi nel momento in cui si compivano 21 anni per andare nel carcere dei “grandi”. Qui sappiamo che spesso i giovani reclusi sono esposti alla prepotenza e al cattivo esempio dei detenuti adulti, una vera e propria scuola del crimine che diventa un trampolino di lancio nel mondo della delinquenza.
C`è da dire che il territorio della Campania, e del Sud più in generale, è caratterizzato dalla bassa età di chi commette reati. Un fenomeno che riguarda la criminalità organizzata con i gravi reati e gli omicidi commessi da giovani, come quelli appartenenti alla cosiddetta «paranza dei bambini» o dei «barbudos», ma anche fatti di cronaca nera che non riguardano ragazzi affiliati ai clan. Bisogna precisare che il proseguimento del percorso detentivo
in carceri minorili non riguarda appartenenti alla malavita organizzata. Tuttavia può succedere che un ragazzo venga giudicato a piede libero per un reato compiuto da minorenne e che la sentenza vada in giudicato dopo anni. Nel frattempo, superata la maggiore età, può aver commesso altri fatti delittuosi per cui è detenuto in una casa circondariale per adulti. Ebbene
poiché a prevalere è il titolo esecutivo, il soggetto in questione può ritornare
nel carcere minorile, portandosi dietro tutta l`esperienza negativa accumulata.
Gli episodi di violenza nelle carceri minorili non credo possano essere attribuiti alla norma voluta dal ministro Orlando, che ha invece il pregio di cercare di cambiare destini già segnati. Innanzitutto gli eventi critici che hanno luogo negli istituti per minori non sempre sono scatenati da chi ha superato il 18esimo anno di età.
Nello scorso mese di giugno una rissa tra detenuti avvenuta a Nisida fu causata da un minorenne, mentre i sindacati di polizia penitenziaria erroneamente attribuirono il fatto a un giovane adulto. Poi bisogna considerare il basso numero di reclusi che appartengono al circuito minorile.
Parliamo di circa 400 ragazzi in tutta Italia che dovrebbero essere seguiti con interventi personalizzati molto specifici. Però – e questo è un rischio che va tenuto in debita considerazione – bisognerebbe valutare con maggior discernimento chi può beneficiare di questo trattamento, escludendo quelle personalità con spiccata attitudine alla prevaricazione. Infine non possiamo ignorare che viviamo in una società dove sono saltate le regole del vivere civile e dove il germe della violenza si sta insinuando tra le giovani e giovanissime
generazioni. Proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito a episodi di brutale
aggressività commessi da bande di minori che hanno aggredito e malmenato un clochard e un volontario che voleva difenderlo, per non parlare di accoltellamenti e risse tra giovani che ormai sono all`ordine
del giorno.
Se non sapremo intercettare il disagio giovanile, se non si propongono autorevoli modelli educativi alternativi, dentro e fuori le mura delle carceri, ci troveremo a fare i conti con una violenza che non riusciremo a decifrare, perpetrata da una generazione sempre più allo sbando.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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