L’INTERVENTO/2: Prescrizione: l’ultimo treno per dimostrare l’indipendenza (dalle toghe) di Beniamino Migliucci – Presidente Unione Camere penali italiane (Il Tempo)

IL TEMPO

Prescrizione: l’ultimo treno per dimostrare l’indipendenza (dalle toghe)

di Beniamino Migliucci – Presidente Unione Camere penali italiane

Dom.29 – È davvero bizzarro assistere a una simile gara nella demolizione di un istituto, quello della prescrizione, baluardo del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, trascurando la verità fornita dai dati statistici rilevati dal Ministero: la prescrizione è un fenomeno legato esclusivamente alla organizzazione degli uffici, tanto è vero che pure a parità di risorse e di carichi di lavoro, vi sono tribunali dove è praticamente assente e altri ove insiste in percentuali assai rilevanti.Non è vero che l’Europa ci chieda di abolire la prescrizione, ci chiede solo di fare i processi più rapidamente. L’ultima deleteria proposta di riforma dell’istituto della prescrizione, originata da un emendamento a firma (oramai) del solo Senatore (ed ex pm) Casson, produrrebbe un processo eterno nel quale una volta intervenuta una sentenza di condanna, con tutte le tragiche conseguenze sulla vita dell’imputato (carriera, lavoro, immagine, relazioni sociali…), nessun limite potrebbe essere posto alla durata delle fasi successive.
Si potrà dunque morire da imputati attendendo una sentenza definitiva. Ma non solo, l’emendamento prevede anche che la prescrizione inizi a decorrere non dalla commissione del fatto, ma dalla data della scoperta dello stesso, con ciò costringendo la macchina giudiziaria ad agire inesorabilmente anche per fatti remoti e privi di interesse per la collettività, scoperti magari decine di anni dopo, quando il suo autore è persona del tutto diversa da quella che aveva commesso il reato, per il quale tra l’altro, dato il tempo trascorso, sarà impossibile trovare prove a discarico e difendersi provando. Il modello di processo che si configura, non a caso, è quello di un processo interamente in mano alla magistratura. Che la politica rifletta e riconosca come in questo emendamento non vi sia un briciolo di razionalità, ma solo il rilancio della posta da parte di una magistratura che non vuole perdere il controllo sul processo e sulla società, e si renda conto che questo è l’ultimo treno per dimostrare la propria indipendenza riaffermando equilibri istituzionali che rischiano di essere infranti per sempre. L’occasione è buona: salvare un istituto razionale, che contrariamente a quanto si afferma, serve a non rendere infinitamente lunghi i processi, e le pene di chi, a diverso titolo, è coinvolto negli stessi.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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