L’avvocatura, le avvocature. priorità e proposte

La crisi dell’Avvocatura italiana è ormai un fatto notorio: le statistiche infatti registrano da tempo una costante flessione dei redditi medi.
Dalle statistiche emergono però altri dati fondamentali, ossia progressivo aumento del divario tra gli avvocati portatori di redditi alti e medio alti e tutti gli altri; aumenta cioè il reddito di pochi e diminuisce il reddito di molti: queste sono le avvocature italiane.
Tale situazione è cristallizzata anche nel grafico che segue, tratto da un’indagine di Cassa Forense “I numeri dell’avvocatura 2015”, (pag. n. 17), da cui emerge che circa il 36.6 % degli avvocati langue nella fascia reddituale che va da 0 a 10.600 euro lordi annui.

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Si tratta di numeri impressionanti: 77.637 persone, su un numero complessivo di avvocati pari 235.055.
Il numero degli avvocati in difficoltà aumenta ancora se si considera la fascia reddituale da 0 a 19.857 euro lordi annui: si tratta infatti del 56,6 % degli avvocati italiani, pari a 120.495 iscritti all’Albo.
Questi dati, tratti dall’indagine di cui sopra, consentono di individuare il problema più grave dell’avvocatura, che è rappresentato dalle difficoltà economiche, fiscali e previdenziali di quel 56,6 % di lavoratori avvocati, e in particolare di quel 36,6 %, che è il destinatario principale delle nostre attenzioni politiche e sindacali.
Sulle cause che hanno determinato questa situazione si potrebbe scrivere molto; in questa sede sarà sufficiente evidenziare come lo stato di sofferenza di quel 36,6 – 56.6 % dei lavoratori sia una conseguenza del più ampio dissesto etico, economico e culturale della società, la cui causa primigenia è da individuarsi nella penetrazione, nel nostro Paese, del sistema economico liberista e mercantilista che subordina al profitto anche i diritti, le persone e l’amministrazione della giustizia.
Tutti questi fattori si sono tradotti per l’avvocatura nella riduzione dei redditi e nell’aggravamento delle situazioni di sfruttamento che già esistevano all’interno della categoria, a cominciare dallo sfruttamento del lavoro nero sia degli avvocati di fatto dipendenti, che dei praticanti.
E’ questa una realtà amara che riguarda moltissimi professionisti, i quali da un lato hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato ad un dipendente, dall’altro hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del datore di lavoro.
Il quadro complessivo si completa con l’iniquità della pressione fiscale e previdenziale, che incide pesantemente sui margini di guadagno già ridottissimi degli avvocati economicamente più deboli.
Questa è l’avvocatura italiana: queste sono le situazioni di crisi, di sofferenza e di conflittualità reddituale che crediamo debbano essere risolte.
Sul punto MGA ha da tempo elaborato una piattaforma politica e sindacale che prevede interventi di riforma non solo del sistema forense, ma anche del sistema fiscale e previdenziale, unitamente alla previsione di un piano straordinario di investimenti e di riallocazione delle risorse statali che possa garantire l’efficacia e l’efficienza del sistema giudiziario.
La questione previdenziale si può risolvere solo con la creazione di un sistema che sia equo e compatibile con la vita delle persone. Chiediamo l’abbattimento dei privilegi previdenziali; la censura delle pensioni maturate combinando l’evasione fiscale e il sistema di calcolo retributivo; la previsione, come requisito per aver diritto alla pensione di vecchiaia, della cancellazione dall’albo degli avvocati, così come già previsto per quella di anzianità. Chiediamo che il sistema previdenziale forense sia informato al criterio della progressività e proporzionalità, con l’adozione del sistema di calcolo contributivo doverosamente corretto in senso solidaristico, con correttivi da finanziare con l’aumento della pressione previdenziale a carico degli avvocati più ricchi. In questo modo recupereremmo risorse per finanziare ad esempio: la massima estensione dell’assistenza agli avvocati portatori di redditi bassi e medio-bassi; una pensione minima garantita anche a coloro che abbiano maturato un montante contributivo insufficiente e non abbiano raggiunto i 35 anni di contributi; l’estensione dell’indennità di maternità anche all’altro genitore.
Tale piattaforma previdenziale va combinata con una riforma fiscale incardinata sulla riduzione delle aliquote irpef, la previsione di una “no tax area” per i redditi bassi, l’estensione delle deduzioni, delle detrazioni e del regime dei minimi.
Chiediamo il riconoscimento della figura dell’avvocato economicamente dipendente e il contratto di apprendistato per i praticanti; e vogliamo che questi rapporti di lavoro siano protetti da una contrattazione collettiva nazionale.
L’unico modo per ottenere queste riforme è proseguire nell’opera di politicizzazione e sindacalizzazione delle fasce economicamente più deboli della categoria: a questi lavoratori MGA la rivoluzione la propone davvero.
MGA
Il presidente nazionale
Cosimo D. Matteucci

Foto del profilo di Andrea Gentile

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