FISCO: Commercialisti. «Fisco più semplice? No, si torma al passato» (Corriere Economia)

CORRIERE ECONOMIA

Riforme difficile. Tagli alle tasse, non alla burocrazia
Commercialisti. «Fisco più semplice? No, si torma al passato»
La categoria protesta: bocciate le misure che dovevano eliminare numerosi adempimenti

Una lettera e molte polemiche. La levata di scudi dei dottori commercialisti contro gli adempimenti introdotti dal decreto fiscale è sfociata in una lettera ufficiale del consiglio nazionale al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
«In due anni di proficuo lavoro – fa notare Gerardo Longobardi, presidente dei commercialisti – si è riusciti ad individuare un pacchetto di semplificazioni fiscali “a costo zero” che anche il ministero e l’Agenzia delle Entrate hanno condiviso.
Pacchetto di semplificazioni che, dopo essere già inspiegabilmente svanito nel nulla in sede di attuazione della delega fiscale, non è ora presente neppure nel decreto-legge appena pubblicato».
Nel mirino dei commercialisti ci sono diversi punti appena approvati e i vertici della categoria manifestano la loro totale contrarietà ai nuovi adempimenti introdotti. «Da parte del ministero – spiega Luigi Mandolesi, consigliere nazionale – sono venute assicurazioni sulla possibilità di reinserire il “pacchetto semplificazioni” con un emendamento al decreto. Staremo a vedere, dal momento che si tratta dell’ennesima promessa in tal senso».
Dissenso
Il nemico numero uno dei commercialisti però ha un nome: spesometro trimestrale. «Abbiamo chiesto a più riprese di eliminarlo – conferma Mandolesi – a prescindere dalle sanzioni, dal momento che introduce insostenibili adempimenti per i nostri studi, adempimenti che restano peraltro disallineati rispetto ai mi gliori standard europei. Sul fronte delle semplificazioni, invece, oltre al recupero delle misure sugli studi di settore, abbiamo chiesto: la sospensione feriale dei termini amministrativi a carico del contribuente, l’abrogazione della presunzione legale relativa ai prelievi dei pagamenti di Unico, l’eliminazione delle comunicazioni dei beni aziendali in godimento ai soci e dei finanziamenti soci, la soppressione del registro delle dichiarazioni d’intento e il ripristino dell’F24 cartaceo per i soggetti senza partita Iva. Vedremo quante e quali di queste nostre proposte saranno accolte».
Futuro
Malumori e divergenze che influenzano anche il clima di fiducia della categoria così come testimonia l’osservatorio della Fondazione nazionale dei commercialisti.
Riguardo alla congiuntura del mercato della professione di commercialista, dall’indagine emerge un clima comunque negativo, il livello di fiducia e le indicazioni relative all’andamento del fatturato premiano il comparto della consulenza specialistica rispetto a quelli degli incarichi professionali e della clientela stabile. «I commercialisti indicano un clima negativo – afferma Giorgio Sganga – presidente della Fondazione – in linea con gli andamenti congiunturali attuali. L’indagine svolta, oltre a far emergere la forte preoccupazione per la situazione economica in cui operano le Pmi, in particolare in relazione alle condizioni di accesso al credito, ancora molto negative, ha espresso una chiara indicazione di politica economica al governo e, cioè, la necessità di puntare con maggior decisione su misure che realizzino il calo della pressione fiscale, come fu fatto nel 2015 con gli interventi su Irap e Ires».
Obiettivi
Restano da definire gli obiettivi a breve scadenza. «La manovra presentata dal governo per il 2017, certamente positiva per gli incentivi allo sviluppo – continua Sganga – avrebbe potuto fare molto di più. L’Irap è ancora troppo alta e si renderebbe necessario anche un intervento sull’Irpef, pur rendendoci conto, tuttavia, delle difficoltà legate al fatto che sono necessarie entrate di importi corrispondenti che si ritiene non siano assi curabili con gli ultimi provvedimenti quali la volountary disclosure e, ancor più, la rottamazione delle cartelle Equitalia». Isidoro Trovato

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