CASSAZIONE: Toga omofoba e machista? Si può dire (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE
Magistrati. Il diritto di critica deve essere il più ampio possibile
Toga omofoba e machista? Si può dire

Definire un magistrato omofobo non è diffamatorio, perché il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti delle toghe deve essere il più ampio possibile. La Corte di cassazione (sentenza 26745 depositata ieri) accoglie il ricorso di un componente del direttivo di un’associazione di cultura gay e lesbica, condannato dai giudici di merito per aver diffamato un magistrato, con l’aggravante di aver usato Internet come mezzo per pubblicizzare il suo scritto. Alla base dell’articolo considerato diffamatorio c’era il comportamento del magistrato, accusato di «grettezza machista, omofobia e misoginia», perché aveva chiesto in appello la condanna di una professoressa, che era stata assolta in primo grado per aver imposto ad uno studente che aveva dato del gay a un compagno, di scrivere cento volte «sono un deficiente». Secondo il magistrato, l’insegnante aveva usato un metodo educativo paragonabile a quelli della rivoluzione culturale maoista del 1966, del tutto inappropriato visto che era abitudine dei ragazzi apostrofarsi, spesso per scherzo, con espressioni omofobiche, abitudine considerata «commendevole ma largamente diffusa e anche largamente tollerata dalla società». L’”arringa” non era piaciuta al movimento gay e lesbiche, che aveva reagito con lo scritto incriminato attribuito al ricorrente. La Cassazione però, dopo aver rilevato la prescrizione, annulla la condanna anche agli effetti civili, rinviando sul punto al giudice competente. I giudici sottolineano che il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti dei magistrati deve essere riconosciuto, come da indicazione della Corte europea dei diritti dell’uomo, nel modo più ampio. Non solo perché la cronaca e la critica possono essere tanto più larghe e penetranti, «quanto più alta è la posizione dell’homo publicus oggetto di censura e più incisivi sono i provvedimenti che può adottare». Ma anche perché la critica è l’unico reale ed efficace strumento di controllo democratico dell’esercizio di una rilevante attività istituzionale che viene esercitata «come è bene ricordare in nome del popolo italiano da persone che, a garanzia della fondamentale libertà della decisione, godono giustamente di ampia autonomia e indipendenza». Per questo, via libera alla critica del magistrato che, paragonando la professoressa a Mao, sembrava giustificare l’uso di espressioni omofobe. P.Mac.

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