CASSAZIONE: Manager: il rischio reiterazione non è nel ruolo (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Manager: il rischio reiterazione non è nel ruolo

Il giudice non può negare la revoca degli arresti domiciliari o disporre misure interdittive nei confronti di manager accusati di aver commesso reati all’interno delle società, basandosi solo sul loro curriculum. Per essere in linea con le nuove norme sulle misure cautelari personali (legge 47/2015), occorre che il pericolo di “recidiva” sia concreto ed attuale, non solo ipotetico o astratto.
La Cassazione, con due sentenze di ieri, accoglie il ricorso di due manager. Nel primo caso (sentenza 21350) contro l’ordinanza che confermava i domiciliari a un dirigente di una società attiva nelle gestione dei rifiuti. Per i giudici la modifica della misura, inflitta per turbativa d’asta, non era possibile perché ora il dirigente era impiegato in un’azienda che operava nella stesso settore. Circostanza che aumentava il rischio di reiterazione da parte di un soggetto accusato di reati che denotavano un modus operandi consolidato nella gestione aziendale.
Più o meno lo stesso discorso vale per l’amministratore delegato di una società accusato di bancarotta fraudolenta (sentenza 21418), cui era stata confermata la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. La ragione era sempre nel pericolo di reiterazione insito nell’assegnazione di incarichi analoghi.
Per la Cassazione, le sole cariche ricoperte attualmente non bastano. Nulla dicono sulla concretezza del rischio che l’ex amministratore possa sfruttarle per commettere reati ai danni di creditori ed azionisti. Per questo è necessario conoscere in quali ambiti le società operino e se la loro gestione sia stata negli anni esente da censure. P.Mac.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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