CARCERI: In cella non c’è salute (Italia Oggi Sette)

ITALIA OGGI SETTE

Quadro allarmante fotografato da Simspe Onlus a congresso a Roma
In cella non c’è salute
Cinquemila Hiv positivi, 6.500 con epatite

lun.26 – Circa 5 mila Hiv positivi, circa 6.500 portatori attivi del virus dell’epatite B e circa 25 mila positivi al virus dell’epatite C in un totale di 99.446 individui transitati nel 2015 nei 195 istituti penitenziari italiani. Ma sono dati di stima perché uno dei problemi principali è che circa la metà di questi sono ignari della propria malattia, ovvero non si sono dichiarati tali ai servizi sanitari penitenziari.
Un quadro allarmante fotografato in tre giorni dalla Simspe-Onlus durante il congresso nazionale tenutosi a Roma presso l’Istituto superiore di sanità dal 14 al 16 settembre. «L’abbiamo chiamato «Agorà penitenziaria» perché intendiamo ricreare una piazza virtuale in cui dibattere su tutte le tematiche del complesso mondo della sanità penitenziaria», ha spiegato Luciano Lucania, presidente Simspe- Società italiana di medicina e sanità penitenziaria. Tra i tanti argomenti trattati, la gestione e la terapia delle epatiti virali croniche, la tutela della salute nei minori ristretti, le condizioni nelle carceri europee, il virus dell’Hiv e co-infezioni con virus epatici. «L’obiettivo specifico di quest’anno», ha spiegato Lucania, «è quello di avviare una riflessione sul nuovo modo di vivere in carcere dopo la riforma. È un argomento su cui di discute tanto, ma rimane ancora qualcosa da definire, da approfondire, da comprendere appieno». È scientificamente dimostrato che la trasmissione di queste infezioni (Hiv-Hbv-Hcv) è sei volte più frequente da pazienti inconsapevoli rispetto a quelli che ne sono a conoscenza.
L’INCIDENZA DELLE MALATTIE
Da stime di studi condotti in Italia, dal 60 all’80% delle persone in stato di detenzione ha presentato almeno una malattia.
Di queste una su due è di tipo infettivo (48% dei casi); a seguire disturbi psichiatrici nel 32%, malattie osteoarticolari 17%, malattie cardiovascolari 16%, problemi metabolici 11%, malattie dermatologiche 10%. Tra le malattie infettive emergono i seguenti dati sulla prevalenza delle infezioni di seguito riportate, ben superiori rispetto a quelle osservate nella popolazione non detenuta: l’infezione da Hiv riguarda il 7%, la positività per l’antigene dell’epatite B il 6%, quella per epatite C il 40%. Nelle donne la prevalenza di tali infezioni sopra citate, è stata riscontrata sempre superiore rispetto a quella osservata negli uomini detenuti, sebbene queste rappresentino solo il 4% circa della popolazione detenuta totale. Un aspetto particolare hanno le co-infezioni Hiv/Hcv, ha spiegato durante l’ultima giornata congressuale Sergio Babudieri, Associato di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Sassari: «Le persone detenute con doppia infezione Hiv/Hcv sono nella quasi totalità tossicodipendenti endovena da eroina/cocaina, di età intermedia tra i 40-50 anni nei quali il buon controllo con i farmaci dell’infezione da Hiv, ha lasciato lo spazio a più rapide progressioni della malattia epatica verso la cirrosi epatica, l’insufficienza d’organo spesso associata anche a quella renale, ed all’epatocarcinoma. Tali situazioni di malattia epatica avanzata nei detenuti co-infetti, sono scarsamente controllabili anche con i nuovi farmaci anti-Hcv Interferon-Free e l’esito è sempre più spesso la morte».
SALUTE MENTALE
Tra i disturbi della psiche, la psicosi si colloca in una forbice che oscilla tra il 3,6% (nei maschi) e il 3,9% (nelle femmine), la depressione maggiore tra il 10.2% nei maschi e il 14,1% nelle femmine, il disturbo di personalità antisociale è la diagnosi più frequente in assoluto: 47% nei maschi e 21% nelle femmine e l’abuso e la dipendenza da alcool oscilla tra il 17-30% (nei maschi) e il 10-24% nelle femmine. L’abuso e la dipendenza da sostanze possono poi arrivare a coprire fino al 48% dei detenuti maschi e fino al 60% le donne. Il disturbo da deficit di attenzione è intorno al 40% e quello post-traumatico da stress intorno al 20%, per quanto riguarda, invece, i comportamenti autolesivi la forbice oscilla tra il 7-15% tra i maschi e tra il 17-27% tra le femmine. Marzia Paolucci

Foto del profilo di Andrea Gentile

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