CARCERI: Carceri, Orlando: servono più benefici da noi c`è la recidiva più alta d`Europa (Il Messaggero)

IL MESSAGGERO

Carceri, Orlando: servono più benefici
da noi c`è la recidiva più alta d`Europa

L`EVENTO
ROMA A dare il via all`evento conclusivo degli Stati generali dell`esecuzione
penale è stato il presidente Sergio Mattarella. Il suo arrivo è stato accolto a Rebibbia da un gruppo di detenuti con un lungo applauso. Il capo dello Stato si è fermato e ha stretto la mano ad alcuni di loro. «Grazie per essere venuto»,
lo hanno ricambiato. Poi la giornata di dibattito è entrata nel vivo con l`intervento del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha fatto il punto sul percorso di riflessione e approfondimento, durato un anno e articolato in 18 tavoli di lavoro tematici. Al centro della discussione, la ridefinizione
di una dimensione della pena nel quadro dei diritti e delle garanzie, che abbia principalmente a cuore il reinserimento dei detenuti e la costruzione di una migliore fisionomia del carcere, più dignitosa sia per chi vi lavora sia per chi vi è ristretto. Duecento le personalità che hanno partecipato ai lavori.
IL SISTEMA CARCERARIO
Ed è proprio sulla utilità dei benefici di legge e sulla radicalizzazione
nelle carceri che ha puntato il guardasigilli. «Il sistema carcerario – ha spiegato – costa ogni anno ai contribuenti quasi tre miliardi di euro, ma genera tassi di recidiva tra i più alti d`Europa. I detenuti che provengono da una precedente esperienza carceraria sono infatti circa il 56 per cento, 67 per cento tra gli italiani e il 37 per cento tra gli stranieri. La recidiva di coloro ai quali è stata applicata una misura alternativa è di circa il 20 per cento, drasticamente inferiore a quella di coloro che scontano la pena
interamente in carcere». I benefici di legge, dunque, aiutano il ricollocamento nella società. Orlando ha poi ribadito quanto il fenomeno della radicalizzazione non sia preoccupante in Italia: «I Paesi che hanno invocato le politiche di sicurezza più dure – ha aggiunto stanno pensando contemporaneamente di definire modalità di esecuzione della pena diverse dal carcere per i soggetti entrati nella rete della radicalizzazione. Ovviamente non è un discorso riferito ai terroristi, ma ai soggetti radicalizzati. Ma quei paesi sono consapevoli del fatto che carceri, costruite su modelli ottocenteschi rischiano di divenire il brodo di coltura dove il reclutamento diventa più facile. È proprio per garantire maggiore sicurezza – ha sottolineato – che dobbiamo realizzare una diversa articolazione dell`esecuzione della pena».
I JIHADISTI
Dati alla mano: sono 360 circa i jihadisti ristretti nelle carceri del
nostro paese. «Dunque – ha chiarito ancora Orlando – nessun allarme e nessuna sottovalutazione. A questi andrebbero aggiunti meno di 10 del circuito minorile: numeri certamente non comparabili con quelli di altri paesi. Con la convinzione che i problemi del carcere sono problemi della società: i due mondi non sono separati. E l`idea che non sarà mai il carcere la soluzione
dei problemi che la società non riesce a risolvere». Presente a Rebibbia anche il Commissario alla Giustizia dell`Unione Europea Vera Jourovà che è al lavoro «con i giganti del web come Google e Facebook» per mettere a punto un codice di condotta per il contrasto al reclutamento e alla violenza nella
galassia radicale islamica.
La conclusione della giornata è stata affidata al presidente della Repubblica
emerito Giorgio Napolitano, il quale ha sollevato la questione della riforma del processo penale e soprattutto delle intercettazioni. «Penso – ha dichiarato – che sia più che matura l`esigenza di approvare la riforma del processo penale con la norma di delega per riformare le regole e chiarire i termini
di comportamento sulle intercettazioni e sulla loro pubblicazione. Al Parlamento e al Senato, raccomando di non voler lasciare sospesa e
incerta la riforma che da troppo tempo si trascina nell`incertezza».
Cristiana Mangani

Foto del profilo di Andrea Gentile

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