AVVOCATI: Stop agli avvocati delle cause perse. “Non accettate i processi inutili” (La Repubblica)

LA REPUBBLICA

Stop agli avvocati delle cause perse
“Non accettate i processi inutili”
La Cassazione punisce un legale “Vietato intasare le aule con liti temerarie”

MILANO. Liti con il vicino di casa per una lavatrice troppo rumorosa, cause sull`esatta spaziatura fra i pioppi in filare che dividono due campi. Istanze contro l`ex moglie per l`orario in cui il bambino deve essere riaccompagnato a casa dopo il nuoto. Le cause già perse in partenza, intentate in mala fede, inceppano il meccanismo della giustizia. E per ogni lite temeraria, c`è un avvocato che non ha saputo, o voluto, frenare il cliente. Proprio agli avvocati si rivolge ora la Cassazione.
Una sentenza dello scorso 12 maggio, della Sesta sezione civile, afferma che «l`avvocato ha l`obbligo di non consigliare azioni inutilmente gravose e di informare il cliente sulle caratteristiche della controversia e sulle possibili soluzioni». Il giudice dà ragione a una donna che aveva citato in giudizio il proprio legale, colpevole di non averla dissuasa dal presentare un`istanza per un risarcimento, poi dichiarata infondata dal Tribunale di Roma. Il legale è stato condannato a versare alla donna mille euro.
E i giudici affermano che «sussiste l`obbligo in capo all`Avvocato di dissuadere il cliente da azioni che siano manifestamente prive di fondamento».
Sulla responsabilità degli avvocati nel proliferare delle cause inutili aveva parlato chiaro Piercamillo Davigo, dal palco del forum Ambrosetti a Cernobbio, quando ancora non era a capo del Csm. «Si devono introdurre
clausole penalizzanti per le liti temerarie. Le cause vanno fatte per questioni serie, quando c`è ragionevole possibilità di vincerle. Questo va contro gli interessi degli avvocati che sono agguerriti, con l`interesse alla proliferazione
dei processi. E ben rappresentati nella classe politica».
E sono tanti: 229mila, contro i 56mila della Francia. Secondo i dati della Commissione europea, la durata del processo in Italia è di 520 giorni, contro una media continentale di 241. Lo scorso anno sono state accese 3,8 milioni di nuove cause civili, in confronto a 1,5 milioni di media europea. Per l`irragionevole durata dei processi, lo Stato ha accumulato un debito di 749 milioni di euro nei confronti dei cittadini in attesa dei rimborsi previsti dalla legge del 2001 sul Giusto processo.
Una cifra imponente, che rappresenta però solo una piccola parte dello spreco di soldi pubblici dovuto al moltiplicarsi delle cause inutili.
Giuseppe De Palo, docente alla Hamline University School of Law nel Minnesota, è uno dei massimi esperti europei in mediazione. I suoi studi mettono in evidenza come, in Italia, chi si rivolge a un Tribunale per la composizione dei conflitti, versando il contributo unificato, sostenga
solo il 10 per cento del costo totale del procedimento. Il restante 90, circa tre miliardi di euro all`anno, grava sulla collettività.
E mentre il ministro Andrea Orlando ha studiato un decreto legge per sveltire il processo civile, i giudici hanno cominciato a fare la loro parte.
Il principio fissato ora dalla Cassazione era già stato espresso dal giudice Giuseppe Buffone della Nona sezione civile del Tribunale di Milano. Il caso era quello di una donna che, lo scorso 22 marzo, aveva trascinato in causa l`ex marito, ponendo questo quesito: «Voglia l`Illustrissimo giudice chiarire cosa occorra intendere per “festività pasquali”, se dalla domenica di Pasqua
alla sera del lunedì dell`Angelo, e a che ora sia quindi da compiersi il prelievo e il successivo riaccompagno della bambina». Il giudice, nel dichiarare inammissibile l`istanza, aveva bacchettato il legale della donna, ricordandogli
come avrebbe dovuto «svolgere un ruolo protettivo del minore, arginando il conflitto anziché alimentarlo». Sottinteso: anche a discapito della propria
parcella.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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