AVVOCATI: Avvocati & Riforme. Scoppia lo scontro tra le generazioni (Corriere Economia)

CORRIERE ECONOMIA

Diritto. I giovani contro il Consiglio nazionale: «discriminati»
Avvocati & Riforme. Scoppia lo scontro tra le generazioni
Contestate le nuove regole e per l’abilitazione al patrocinio in Cassazione e le procedure sui tirocini

Lun.29 – Tornano le turbolenze nel mondo dell’avvocatura italiana. Nel mirino il Consiglio nazionale forense contestato da diversi associazioni di categoria per varie tematiche: dal regolamento per l’abilitazione al patrocinio in Cassazione alla scelta di finanziare un nuovo quotidiano, fino alla polemica sui compensi dei consiglieri.
«La giovane avvocatura in Italia è messa alle strette – sbotta Luigi Pansini, segretario generale dell’Associazione nazionale forense -. Un regolamento capestro del Consiglio intende infatti ostacolare il percorso degli avvocati più giovani, rendendo l’abilitazione al patrocinio delle cause in Cassazione un percorso ad ostacoli e costoso. Siamo al fianco della giovane avvocatura, e in tutta Italia i giovani colleghi hanno impugnato, dinanzi al Tar del Lazio o con ricorso straordinario al presidente della Repubblica, il regolamento sulla disciplina per diventare cassazionisti».
Il dissenso
A presentare ricorso per ottenere l’annullamento del regolamento sono state le sedi Anf di Bergamo, Napoli, Pescara, Bari, Vasto, Salerno. «L’iniziativa è diffusa – spiega il segretario di Anf -. Sono tantissimi i giovani colleghi di tutta Italia che chiedono l’annullamento. Del resto sono davvero tanti i motivi di illegittimità: la preselezione informatica, la frequenza di una scuola obbligatoria a Roma, dieci ore a settimana, una verifica finale di idoneità, la violazione delle norme in tema di concorrenza per l’esclusiva riservata alla Scuola superiore dell’ avvocatura per l’istituzione dei corsi, la contraddittorietà del requisito dell’effettivo esercizio della professione per poter diventare cassazionista, la specialità delle materie oggetto dei moduli di frequenza. A tutto ciò si aggiunge la beffa: i tanti che negli anni sono diventati avvocati all’estero, tra i più noti gli abogados spagnoli, potranno diventare cassazionisti senza passare per le forche caudine previste dai regolamenti anti-giovani».
La contrapposizione
Lo strappo generazionale quindi sembra più vasto e profondo del previsto «Questo regolamento – continua Pansini – finisce per aumentare il divario tra anziani e giovani: se fino ad oggi gli avvocati potevano ottenere l’iscrizione di diritto nell’albo dei patrocinatori davanti alle giurisdizioni superiori dopo aver maturato un’anzianità di iscrizione all’albo di dodici anni, il giusto riconoscimento dell’esperienza acquisita, d’ora in poi le nuove generazioni dovranno frequentare un corso organizzato dalla Scuola superiore dell’ avvocatura che si terrà per la maggior parte a Roma. Al corso si accederà dopo aver prima superato un test di ammissione, valutato da una commissione la cui composizione è decisa dal Consiglio nazionale».
Un iter che sembra penalizzare la fascia dei giovani, che stanno patendo di più gli effetti della crisi sul fatturato. «Come se non bastasse – aggiunge Pansini – a breve sarà adottato il regolamento sulla disciplina dei corsi delle scuole forensi obbligatorie ai fini del tirocinio: numero programmato, numero minimo di ore, costi da sostenere, verifiche intermedie e finali per poter sostenere l’esame che, va rimarcato, è di abilitazione e non un concorso come quello per notai e magistrati, con le relative garanzie. Anf ha da sempre denunciato quanto la legge professionale e i regolamenti attuativi siano contro la giovane avvocatura, l’auspicio è che dal governo ci possa essere una moral suasion per sostenere le nuove generazioni sulle quali, invece, ci si sta letteralmente accanendo».

A completare il quadro di polemiche c’è anche la presa di posizione di netto dissenso da parte dell’Organismo unitario dell’avvocatura in merito alla decisione, da parte del Consiglio nazionale forense, di finanziare la pubblicazione di un quotidiano dal nome «Il Dubbio». In un atto ufficiale l’Oua «invita il Consiglio a sospendere detta pubblicazione ponendo tale decisione all’ordine del giorno del prossimo congresso nazionale forense». E la «battaglia» sembra solo all’inizio.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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