APPALTI: Codice alla prova dell’attuazione (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Appalti. Al convegno di Confindustria sotto esame il nuovo codice e la fase transitoria – Prime risposte interpretative da Cantone
Codice alla prova dell’attuazione

ROMA. Procedura negoziata, subappalto, offerta economicamente più vantaggiosa. Senza dimenticare le opere di urbanizzazione a scomputo. E, soprattutto, la grande incognita della fase di attuazione, entrata nel vivo con le prime linee guida dell’Anac ormai a un passo dalla pubblicazione. A un mese esatto dall’entrata in vigore del Codice degli appalti (Dlgs n. 50 del 2016), ieri i diversi segmenti del mondo produttivo coinvolto nella filiera dei contratti pubblici hanno ragionato, nel corso di un convegno organizzato da Confindustria, sull’impatto che le nuove norme hanno iniziato a produrre sul mercato. Evidenziando queste cinque grandi aree problematiche sulle quali intervenire, sia con le linee guida dell’Anticorruzione che con il decreto correttivo che sarà pubblicato entro un anno.
La prima questione è legata alla fase di attuazione. Della sua importanza ha parlato Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria: «Molto dipenderà da come gli uomini e le donne impegnati sul mercato faranno funzionare le nuove regole. Siamo convinti che la “messa a terra” delle norme potrà determinare il loro successo». Sul punto, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha sottolineato quanto sia importante, in questi mesi, lavorare con spirito positivo: «Sono molto preoccupato di come sta avvenendo nei fatti l’attuazione. Io credo che il Dlgs n. 50/2016 sia come un ospite: se lo accogliamo con la “faccia storta”, il fallimento è sicuro».
Perché nel merito ci sono diversi punti nei quali le imprese hanno seri dubbi sulle soluzioni individuate dal testo. Ne ha parlato, anzitutto, il presidente del Comitato tecnico Infrastrutture, logistica e mobilità di Confindustria, Vittorio Di Paola, sollevando la questione della trattativa privata: «Le procedure negoziate saranno ammesse fino al milione. Vuol dire che l’80% dei lavori non avrà una vera gara. Noi avremmo preferito una soglia inferiore, magari a 500mila euro».
Ma il punto sul quale sono arrivati gli affondi più duri è il subappalto. Ancora Di Paola: «Per usare un eufemismo, possiamo dire che la nuova disciplina è molto restrittiva. Mi riferisco al tetto massimo, che sarà pari al 30% dell’importo totale dei lavori, mentre prima si parlava della sola categoria prevalente, ma anche all’obbligo di indicare una terna di subappaltatori». Su questo passaggio l’affondo più duro è, però, arrivato dal presidente dell’Ance, Claudio De Albertis: «Mi chiedo in quale Paese al mondo il legislatore dice alle imprese come governare i fattori della produzione. È inaccettabile». E non è il solo elemento critico per il presidente dei costruttori: «Tra le criticità inseriamo anche le regole sulle opere di urbanizzazione a scomputo e l’offerta economicamente più vantaggiosa, che noi vorremmo fosse seriamente governabile». Il timore è che con la soglia attuale, per la quale si usa questa procedura sempre sopra il milione, il sistema non regga. Bisognerebbe elevare il limite. Ancora, Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Anie, spiega che nel quadro del Codice «è mancato e non è più rinviabile un confronto per rivedere le declaratorie della attuali categorie di lavorazioni».
Su queste osservazioni sono arrivate le risposte di Cantone. Sulle procedure negoziate «abbiamo provato a introdurre delle limitazioni con le linee guida, regolando gli albi fornitori e le indagini di mercato». Sul subappalto le cose sono più difficili, «perché ci sono indicazioni normative precise». Mentre sulle offerte economicamente più vantaggiose, «con le linee guida confermiamo le nostre scelte e puntiamo a utilizzare le commissioni esterne sempre sopra il milione di euro». Giuseppe Latour

Foto del profilo di Andrea Gentile

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