SEPARAZIONI: Tra moglie e marito c`è di mezzo anche la Rete (Il Mattino)

IL MATTINO

Tra moglie e marito c`è di mezzo anche la Rete
Cause di separazione con sms e maill giudici: prove d`infedeltà le notizie su Facebook

È una nuova dimensione con cui devono fare i conti giudici e avvocati. I
social network, le possibilità di comunicazione offerte dagli smartphone, i
dialoghi via skype sono innovative frontiere tecnologiche che influenzano
sempre più spesso relazioni sentimentali e disagi psicologici. In materia,
aumentano le cause civili, dove fonti di prova diventano frammenti
di messaggi registrati con le nuove tecnologie.
Lo conferma l`avvocato Valentina De Giovanni, presidente della sezione
napoletana dell`Associazione nazionale matrimonialisti: «Un buon 40 per cento delle cause di separazione e divorzio nasce da scoperte di tradimenti
sui social, o su WhatsApp. All`inizio i giudici erano un po` restii ad accettare immagini, o riproduzioni di messaggi estrapolati dai social come uniche fonti di prove. Chiedevano integrazioni con altri elementi».
Di esempi ce ne sono molti. Coperti, naturalmente, dall`anonimato. Una signora della provincia di Napoli ha avviato una causa di separazione,
dopo aver scoperto su Facebook foto ricorrenti del marito con una giovane donna. Messo alle strette, lui ha ammesso il nuovo amore ed è andato via da casa. Quando la coppia è arrivata a dover fare i conti sulla separazione, l`accordo non è arrivato. È scattata la causa di separazione giudiziaria, dove le foto di Facebook sono diventate prove principali. Il giudice, però, che deve ancora decidere, ha chiesto ulteriori elementi per poter addebitare al marito la colpa della separazione per infedeltà.
Un signore di Napoli, invece, scopre il tradimento della moglie e ne chiede conto su WhatsApp. Lei, forse distratta, ammette. La causa successiva ha come prova d`avvio proprio quella risposta frettolosa e un po` improvvida.
Ma a fare da precedente, citato in molti ricorsi, è un decreto del
tribunale di SantaMaria Capua Vetere su una causa di revisione delle condizioni di separazione. La coppia si era separata, conia rinuncia reciproca
degli assegni di mantenimento. Lei, però, spiegando di aver perso il lavoro e di essersi ammalata, chiedeva di cambiare l`originario accordo per ricevere da lui un assegno mensile di 700 euro. Il marito ha risposto che le sue condizioni economiche erano peggiorate e che la moglie, in relazione con un medico ortopedico, poteva condurre «un livello di vita anche superiore a quello che aveva nel matrimonio».
La prova della relazione, manco a dirlo, sono state le fotografie e le notizie
pubblicate sul profilo Facebook della donna che, alla voce nota a tutti di «situazione sentimentale», aveva scritto «impegnata» aggiungendovi il
nome del medico. Una prova, come le foto di più viaggi. Materiale utilizzabile
nella causa, o coperto da riservatezza e quindi tutelato dalle norme sulla privacy? Il collegio giudicante, presieduto da Ida D`Onofrio, ha scritto
che le «informazioni e le fotografie pubblicate sul proprio profilo Fb non sono assistite da segretezza, a differenza dei messaggi scambiati attraverso
il servizio di messaggistica (la chat) fornito dal social network da assimilare a forme di corrispondenza privata».
Qualsiasi cosa si pubblichi sul proprio profilo, anche se riservato a cerchie
ristrette di amici, diventa pubblico, secondo i giudici. Ma il tribunale
non si è accontentato, naturalmente, delle informazioni attinte da Facebook
Ha incaricato la polizia municipale di verificare la convivenza della
donna, come prova aggiuntiva «tale da escludere il diritto a percepire un
assegno di mantenimento». Respinto dunque il ricorso della ex moglie,
condannata alle spese di giudizio per 1400 euro più Iva. Una decisione,
con relatore il giudice Luca Caputo, di tre anni fa diventato un precedente sulla possibilità di utilizzare le notizie inserite sui profili Facebook come
prove in una causa di separazione.
Dice il presidente del tribunale di Napoli, Ettore Ferrara: «Il lavoro della
prima sezione civile, che si occupa di questa materia, è costante. Certo i
colleghi hanno la necessità di esaminare questioni nuove, che attengono
proprio alle fonti di prova aumentate dall`uso delle nuove tecnologie».
Amanti virtuali e relazioni nate in Rete, situazioni clandestine che,
nell`illusione della riservatezza, si inseriscono sui social quasi a voler dimostrare, in quel mondo parallelo, il proprio amore che si copre invece
nella vita reale. Dice l`avvocato Valentina De Giovanni: «La Rete ha incrementato le occasioni di crisi nelle coppie».
C`è un`altra vicenda che fa da precedente, stavolta in una sentenza della
Cassazione del 2013. Lei e lui si separano, con una decisione che impone
all`ex marito il pagamento di un mantenimento di 700 euro al mese per il figlio minore. Lui tenta di ridiscutere l`accordo, addebitando a lei la causa della separazione per infedeltà. Come prova ha una mali e la dichiarazione della moglie del presunto amante. Non c`è altro e, dopo le decisioni d`appello, la Cassazione conclude che «il legame si è rivelato platonico, fatto di contatti telefonici o via Internet data anche la notevole distanza tra i luoghi di rispettiva residenza, non connotato da reciproco coinvolgimento sentimentale».
Negata dunque la relazione sull`indizio della mail e respinto il ricorso, con spese del giudizio per 3200 euro addebitate all`uomo. Nelle decisioni dei giudici, si diffonde la tesi che email, sms, skype sono mezzi di corrispondenza privata e quindi non possono essere violati. Proprio come la posta ordinaria. Quindi, un coniuge che si mette a leggere quei messaggi per portarli al giudice, può essere denunciato per violazione della privacy. Un universo infinito e nuovo, che si riflette nelle già ruvide cause di separazione tra coniugi. C`è già giurisprudenza nuova, come una sentenza di Cassazione del 9 aprile 2015 che, al dovere di fedeltà, ha aggiunto quello di lealtà, riferendosi ai
tradimenti virtuali. Una sentenza di Cassazione in contrasto con quella del 2013. E siamo solo agli inizi. Gigi Di Fiore

Foto del profilo di Andrea Gentile

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