RIFORME GIUSTIZIA: Riforma del processo penale, il premier decide sulla fiducia (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Giustizia. Il ddl in Aula al Senato
Riforma del processo penale, il premier decide sulla fiducia

ROMA. Aspettando Renzi, l’Aula del Senato continuerà anche in mattinata la discussione generale sulla riforma del processo penale (che contiene anche le nuove norme su prescrizione e intercettazioni) ma già nel pomeriggio si dovrebbe sapere se il governo ha deciso di mettere la fiducia sul provvedimento. Decisione politica, del tutto avulsa dai contenuti tecnici del disegno di legge, ma, semmai, legata al referendum: il premier Renzi deve decidere se gli conviene forzare la mano sull’approvazione di una riforma che scontenta molti, anche nella maggioranza (in particolare Ap) ma che è pur sempre una medaglia da esibire nella campagna referendaria per il sì, diventata ormai una questione personale. Il suo principale alleato di governo, Angelino Alfano, non vede invece di buon occhio la fiducia su un testo che lascia il suo elettorato perplesso, per non dire critico, soprattutto sulle nuove norme che allungano la prescrizione (in particolare per i reati di corruzione) che, seppure concordate, sono ritenuta troppo pro-Pm e troppo poco favorevoli ai cittadini-imputati. Laddove il Movimento 5 Stelle le considera invece blande e inefficaci ed è pronto a sparere bordate contro il testo e la fiducia, insieme a Forza Italia, per motivi opposti. Infine, ieri anche Ala ha fatto sapere che non voterà la legge, perché «piega i cittadini al maggior abuso e al maggior arbitrio dello Stato perché aumenta del 50% i termini di prescrizione, rischiando così di tenere un cittadino sulla graticola per altri 20 anni».
In questo contesto il presidente del Consiglio deve stabilire quale sia, per lui, il male minore. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando vorrebbe chiudere: più volte nei mesi scorsi aveva assicurato che la riforma avrebbe tagliato il traguardo di Palazzo Madama «entro l’estate» e in vista di questa scadenza ha lavorato per cercare l’accordo nella maggioranza. Oggi è l’ultimo giorno d’estate e se Matteo Renzi, di ritorno da New York, deciderà (convincendo gli alleati) di mettere subito la fiducia sul provvedimento, la previsione di Orlando si realizzerà poiché si potrebbe votare tra oggi e domani il testo uscito dalla commissione, saltando così gli oltre 400 emendamenti presentati. E puntando alla Camera per il sì definitivo entro la prima metà di ottobre.
La decisione sull’andamento della riforma è, appunto, di natura politica. L’alternativa è andare avanti con i ritmi e i tempi ordinari, in attesa di vedere che cosa succede con il referendum. In tal caso, si voteranno gli emendamenti, blindando di volta in volta la maggioranza per evitare scivolate su alcuni punti critici, tra cui la prescrizione, sulla quale incombe l’emendamento Casson (Pd), che blocca definitivamente i termini dopo la condanna di primo grado. Un emendamento «devastante» lo hanno già definito gli avvocati penalisti, che pure hanno visto accolte dal Parlamento molte delle loro proposte, ma che tuonano contro la modifica proposta da Casson (condivisa dai 5 Stelle ma non dalla maggioranza del Pd) e contro il cosiddetto «emendamento Gratteri» (dal nome del Procuratore di Catanzaro nominato da Renzi presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie) che estende la partecipazione a distanza dell’imputato nel processo, facendone quasi la regola.
Molti dei 40 articoli del Ddl contengono norme di delega al governo, come quella sulle intercettazioni, integrata in commissione prevedendo criteri direttivi anche per l’uso dei captatori informatici (i cosiddetti Trojan) installati su smartphone e pc. Sono invece immediatamente operative (da quando la riforma entrerà in vigore) le norme che aumentano le pene per i reati di strada (furti, rapine, scippi) e per il voto di scambio elettorale politico mafioso. Quanto alla prescrizione, rispetto al testo della Camera, si prevede che, dopo la condanna di primo grado, i termini siano sospesi per 18 mesi in appello e per altrettanti in Cassazione e che, per i reati di corruzione, nei casi di interruzione vi sia un aumento della metà dei termini di prescrizione.
Donatella Stasio

Foto del profilo di Andrea Gentile

andrea-gentile