PROFESSIONI: Ubs, il 47% delle professioni sparirà entro il 2035 (Lettera 43)

LETTERA 43

Ubs, il 47% delle professioni sparirà entro il 2035
Contratti fluidi. Smart job e telelavoro. In ufficio solo il 25% dei lavoratori. Gli scenari per il futuro nel rapporto The Future of Workforce

Un futuro dove il lavoro si fa più fluido, i mestieri tradizionali scompaiono o cambiano volto e dove scrivanie e uffici fissi spariscono per lasciar spazio a smart job e telelavoro. Sono gli scenari per un futuro, neanche troppo lontano visto che si tratta del 2035, delineati dalla ricerca The Future of Workforce realizzata da Ubs in collaborazione con The Future Laboratory.
IL 47% DELLE PROFESSIONI A RISCHIO. Come già il nome della relazione spiega, l’obiettivo è indagare quello che sarà dei lavoratori, quale sarà il rapporto con i datori e quali sfide devono prepararsi ad affrontare. Non si tratta di esercizi intellettuali perché i cambiamenti, almeno in parte, sono in atto. Tra questi la scomparsa delle professioni tradizionali. A questo proposito va ricordato che il presidente del consiglio Matteo Renzi ha di recente sostenuto la necessità di ridurre il numero dei bancari.
Ma non si tratta dell’unica categoria a rischio estinzione, visto che il 47% delle professioni attuali è destinata a sparire, sempre secondo il documento targato Ubs, entro i prossimi decenni.
IL 75% DEI LAVORATORI NON STARÀ IN UFFICIO. La trasformazione più importante, che implica anche cambiamenti nella società, è legata alla progressiva scomparsa dei posti di lavoro tradizionali: ben il 75% delle persone non timbrerà il cartellino ma svolgerà i suoi compiti da casa, oppure in un bar o ancora in spazi condivisi.
Ci sarà inoltre un’impennata di liberi professionisti, che seguirà la crescita del 45% fatta registrare fra il 2004 e il 2013 in Europa.
A RISCHIO CHI HA UNA FORMAZIONE MEDIA. I più minacciati dalla job revolution sono le figure che hanno una formazione media perché molti dei loro ruoli saranno svolti dall’intelligenza artificiale. Meno a rischio quelli con un basso livello di formazione, perché investire in Ia per sostituirli non risulta conveniente.
PAROLA D’ORDINE ‘FLESSIBILITÀ’. Come sopravvivere quindi in un mondo delle professioni stravolto rispetto ai canoni classici? La parola d’ordine è ancora una volta flessibilità sia da parte del lavoratore sia da parte del suo datore. Non a caso il report invita a «preferire una presenza effettiva a una presenza costante». Il che si traduce in orari di lavoro non rigidi a favore di prestazioni per obiettivi.
L’ATTRAZIONE VERSO IL SOCIALE. Dalla ricerca emerge però anche il desiderio da parte dei millenial, ovvero ai nati tra i primi Anni 80 e la metà degli Anni 90, di fondere idealismo e pragmatismo: risulta infatti che un 65% di loro desidera lavorare per aziende o organizzazioni animate anche da scopi sociali. Addirittura l’83% di loro è disposto a intascare uno stipendio inferiore pur di farlo

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