POLITICA E MAGISTRATURA: La fine del tabù delle procure. Napolitano: c`è chi ne è morto (Il Messaggero)

IL MESSAGGERO

La fine del tabù delle procure
Napolitano: c`è chi ne è morto

LA SVOLTA
ROMA. Si aggira un fantasma in Senato, senza più forza, senza più gambe, snobbato da tutti, diventato infrequentabile. E` quello del giustizialismo. Che ieri – nella giornata del morituri te sfiduciant: cioè dei senatori dli un Senato che sta per essere abolito i quali tentano invano di dare la spallata a Renzi – ha avuto la sua giornata più nera.
E ha vissuto l`ennesima tappa della sinistra, quella più riformista, che non ne vuole più sapere di lui. Ogni passaggio del più veemente discorso anti-giustizialista che Renzi abbia mai pronunciato da quando sta a Palazzo Chigi riscuote gli applausi di una buona parte dell`aula. Non soltanto nel
settore della maggioranza di governo.
I verdiniani poi, il partito-scudiero dell`esecutivo, sono in preda a una letizia incontenibile. «Matteo è bravo come Craxi», esulta Lucio Barani, che da ex socialista non toglie mai il garofano dall`occhiello. Mentre Denis Verdini
si sente più leggero, nonostante gravino su di lui sei rinvii a giudizio e l`ultimo è appena arrivato.
ELVIS
E insomma come Elvis Presley a fine carriera, sul palco in via di dismissione
di Palazzo Madama, si aggira, bollito e spaesato questo fantasma della politica asservita alle toghe ora scansato da tutti o dai più. Tranne i grillini che gridano verso i ministri: «Ladri, i pm faranno giustizia di tutti voi!». Ma è evidente che sta andando in scena la svolta storica, cominciata dal
Pd da un po` di tempo, che consiste nel liberarsi dalle catene che hanno sempre tenuto bloccato, in una passione perversa, il partito della sinistra al partito delle procure. Ogni volta che timidamente D`Alema cercò di smarcarsi, poi gli mancò il coraggio. E tanti altri esponenti riformisti della storia comunista e post-comunista l`abbraccio mortale lo hanno sempre visto, ma hanno sempre potuto vedere anche quanto fosse difficile sciogliere il Pci nell`ultima fase, il Pds, i Ds o il Pd dalla sudditanza a certa magistratura. Giorgio Napolitano, in questa vicenda, merita uno spazio particolare, perchè da sempre, in nome dell`autonomia della politica, ha biasimato le invasioni di campo.
Dunque, la soddisfazione che ieri in aula traspariva dalla sua persona,
ora che anche a sinistra le toghe non sono più venerabili per ordine divino ma si può muovere loro qualche rispettosa critica, fa parte del percorso del presidente emerito. In Transatlantico, Napolitano si esprime così, rivolto a chi
gli chiede un parere sulle parole di Renzi in materia di giustizia: «In passato – spiega il senatore a vita ci sono stati casi gravi di montature scandalistiche e giornalistiche contro persone che hanno ricevuto un avviso di garanzia e poi sono state totalmente scagionate. Ma hanno pagato un prezzo altissimo
dal punto di vista personale e della vita privata». E ancora: «Vengono anche pubblicate intercettazioni “manipolate”, pezzi di conversazioni estrapolate dal contesto. Come è accaduto al mio consigliere D`Ambrosio, che ci ha rimesso la pelle con un attacco cardiaco. E io certe cose non le posso dimenticare».
Mentre Renzi parla, Napolitano, seduto al primo banco, a qualche passo del discorso annuisce. E del resto, sempre più spesso, il senatore a vita ha insistito sulla necessità che vada avanti la riforma della giustizia. Così ieri, nell`aula del Senato, l`antica tradizione del riformismo modello Napolitano
s`è incontrata con il desiderio di strappo anti-giustizialista del giovane Matteo. E anche sui banchi berlusconiani, più volte, non si è resistiti alla tentazione di applaudire il premier nella requisitoria sui magistrati. Riconnettendosi con quel filone garantista che Forza Italia ha sempre avuto prima di fingere, in ossequio al proprio ruolo d`opposizione, di non averlo
più. Mario Ajello

Foto del profilo di Andrea Gentile

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