MIGRANTI: «Meccanismo obbligatorio di quote» (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

«Meccanismo obbligatorio di quote»

Germania e Francia premono sulle istituzioni Ue per un sistema permanente

 

BRUXELLES. L’emergenza provocata dall’arrivo di migliaia di immigrati alle frontiere orientali e meridionali dell’Europa sta creando tensioni tra i Ventotto. Germania e Francia si sono dette esplicitamente favorevoli all’adozione di quote obbligatorie nella redistribuzione di migranti in tutta l’Unione, mettendo pressione sui Paesi contrari a questa ipotesi, come l’Ungheria del premier Viktor Orban che ieri qui a Bruxelles ha confermato le divergenze con l’establishment comunitario.

«La posizione franco-tedesca, che trasmetteremo a breve alle istituzioni europee – ha detto ieri a Berna la cancelliera Angela Merkel –, è che chi ha bisogno di protezione la deve ricevere. Abbiamo bisogno di quote vincolanti nell’Unione in modo da sobbarcarci insieme l’impegno». Parigi ha confermato la stessa posizione. La pubblicazione della foto di un bambino siriano annegato sulle spiagge della Turchia sembra aver scosso l’establishment europeo.
La presa di posizione franco-tedesca appare più esplicita di quella tramessa due giorni fa insieme all’Italia (si veda Il Sole/24 Ore di ieri). In una nota, trasmessa informalmente alla stampa, i tre Paesi si limitavano a esortare i Ventotto a maggiore solidarietà nel gestire l’emergenza dei profughi in arrivo dal Medio Oriente. Secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni, 350mila persone hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio dell’anno per raggiungere le coste italiane e greche.

Berlino e Parigi hanno preso posizione mentre la Commissione europea sta mettendo a punto l’atteso meccanismo di gestione dei rifugiati. Prima della pausa estiva, l’esecutivo comunitario aveva proposto ai Ventotto di ricollocare nell’Unione su un periodo di 24 mesi 40mila rifugiati arrivati in Italia e Grecia. In luglio, i Ventotto hanno trovato un accordo su base volontaria, redistribuendo poco più di 32mila persone. Alcuni Paesi si sono rifiutati di partecipare.
Già prima dell’estate Bruxelles aveva preannunciato un sistema permanente, con cui rispondere alle emergenze. Con l’iniziativa franco-tedesca, crescono le possibilità che questo meccanismo, le cui grandi linee sono attese la settimana prossima, preveda quote obbligatorie. Tuttavia, il negoziato con i paesi che non vogliono l’obbligatorietà non sarà facile. Molto dipenderà da due elementi: la chiave di ripartizione e l’evento che farà scattare l’uso del meccanismo.
Si moltiplicano le voci sul numero di persone che la Commissione vorrebbe redistribuire con il nuovo sistema di gestione dei profughi. Ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha parlato di «almeno 100mila persone». Fonti di stampa oscillano tra 120 e 160mila. Non è chiaro se queste cifre prendano in considerazione le 32mila persone già selezionate in luglio. Soprattutto non è chiaro se Bruxelles deciderà anche di anticipare la riforma del Principio di Dublino, prevista nel 2016.

Attualmente, secondo queste regole, la domanda di asilo deve essere presentata nel Paese di primo sbarco. Oberata dall’arrivo di rifugiati, la Germania ha deciso di sospendere le norme, provocando le critiche di molti Paesi dell’Est. Ancora ieri in visita a Bruxelles, Orban, che ha visto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, ha spiegato che la scelta tedesca ha provocato nuovi arrivi di migranti dal Medio Oriente, via l’Ungheria: «Il problema dell’immigrazione è tedesco, non europeo».

«La Germania – ha risposto la signora Merkel – fa ciò che si è impegnata a fare, moralmente e legalmente». Il braccio di ferro tra Est e Ovest, come ha ammesso ieri lo stesso Tusk, è evidente. La Polonia sembra ammorbidire la sua contrarietà a quote obbligatorie di rifugiati. Repubblica Ceca e Slovacchia si oppongono ancora. «La gente in Europa è piena di paura perché i leader europei, e tra questi i primi ministri, non sono capaci di controllare la situazione», ha commentato Orban.

Il premier ungherese è criticato in Europa per la scelta di erigere un muro al confine con la Serbia. Ieri ha minacciato di costruirne un altro al confine con la Croazia. C’è di più. In un articolo per la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha avvertito che i rifugiati, «in maggioranza di religione musulmana», potrebbero «mettere in minoranza il pensiero cristiano sul Continente». In un incontro con la stampa insieme a Orban, Tusk ha ribattuto che i cristiani dovrebbero rispondere all’attuale emergenza con «solidarietà e sacrificio».
Beda Romano

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