MAGISTRATI: Davigo: inutile il molo di Cantone. «Lotta ai corrotti? Fumo negli occhi» (La Nazione)

LA NAZIONE

Davigo: inutile il molo di Cantone
«Lotta ai corrotti? Fumo negli occhi»
Affondo choc del presidente Anm: i veri criminali stanno nei cda

COLLETTI bianchi più pericolosi dei delinquenti di strada «Nei consigli d`amministrazione si commettono reati di maggiore gravità che non sono subito visibili», assicura Piercamillo Davigo, presidente dell`Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe. Un esempio? «Al processo
di Milano per lo scandalo che travolse la Parmalat c`erano 45mila parti civili. Quanto ci impiega uno scippatore a fare 45mila vittime? E quanti soldi può poi avere una signora nella borsetta? Mentre in Parmalat c`era chi aveva
investito i soldi di una vita». Senza contare, prosegue l`ex pm di Mani pulite, che «i colletti bianchi poi in carcere non ci finiscono».
Il concetto lo ripete da sempre, Davigo. Appena insediatosi nel nuovo molo aveva attaccato le ruberie dei politici con una polemica che si era infiammata fino alle più alte cariche istituzionali. Così ieri a un convegno sul tema del
contrasto alla corruzione organizzato dal Centro studi antiriciclaggio e anticorruzione con la collaborazione del Comune di Milano.
«Il legislatore, ma anche i mezzi di informazione – ha aggiunto – raccontano ai cittadini italiani cose sbagliate sulla corruzione, sugli appalti e sui fondi neri. E sulla base di queste cose sbagliate si fanno norme che nell`ipotesi migliore
non servono a niente e in quella peggiore creano danni». Per esempio, sostiene il numero uno dell`Anm, il nuovo Codice degli appalti: «Scrivere norme sul Codice degli appalti lo si doveva fare perché lo impone l`Ue, ma non serve per curare la malattia che è la corruzione. Che senso ha poi
aumentare le pene se non si scoprono i corrotti e i corruttori?».
Così, ha aggiunto, contro le tangenti «non servono a molto nemmeno
le autorità amministrative», come l`Autorità nazionale presieduta da Raffele Cantone, «perché ad esempio non possono fare intercettazioni». E tanto meno ha senso ll cosiddetto «whistleblowing», letteralmente «soffiare nel fischi etto», vale a dire la procedura che tutela i dipendenti che segnalano i reati, attivata già in diverse amministrazioni ed enti. «Il Tischiatore è una cosa stucchevole, perché se parliamo di dipendenti pubblici questi hanno già l`obbligo di denuncia Stiamo parlando del nulla, tutto questo si può sintetizzare come fumo negli occhi». La realtà dei fatti, per l`ex pm milanese «è che gli appalti vanno come vanno perché c`è un sistema diffuso e radicato e la corruzione è un reato seriale». Il centro del problema è che ci sono pochi processi per corruzione, perché le tangenti sono difficili da scoprire «e infatti non vengono scoperte quasi mai». In Italia, ha spiegato, «abbiamo meno condanne che in Finlandia, che è considerato il Paese meno corrotto, perché
da noi la corruzione in pratica non viene mai denunciata».
A stretto giro è arrivata la risposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Davigo afferma spesso che l`aumento delle pene contro la corruzione non è sufficiente. Sono d`accordo con lui e per questo lo invito a dire se giudica utili o dannosi gli altri interventi che abbiamo fatto». E li ha elencati: «La reintroduzione di una effettiva sanzione per il falso in bilancio, l`introduzione del reato di auto-riciclaggio, l`estensione della responsabilità del funzionario pubblico all`incaricato di pubblico servizio, lo sconto di pena
per chi collabora nelle indagini sulla corruzione».

Foto del profilo di Andrea Gentile

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