L’INTERVISTA: Cantone: “Non mi pento su Milano capitale morale. Il potere opaco è a Roma” (La Stampa)

LA STAMPA

Cantone: “Non mi pento su Milano capitale morale 
Il potere opaco è a Roma” 
Parla il presidente dell`Autorità anticorruzione: “Il Paese sta reagendo 
Dopo il nostro arrivo abbiamo evitato che finisse tutto nelle mani dei clan” 


ROMA. Pentito? «Di cosa dovrei pentirmi?». Di aver parlato di Milano «capitale morale» del Paese? «Assolutamente no. Confermo tutto». Raffaele Cantone, presidente dell`Autorità nazionale anticorruzione, alla fine di una giornata particolarmente impegnativa, commenta gli arresti milanesi. E parla anche dell`inchiesta romana che lambisce il ministro dell`Interno Angelino Alfano: «C`è tutto un mondo della Prima Repubblica che non si dà per vinto ma che, per fortuna, rimane ai margini delle grandi opere».
Cantone, cosa è successo a Milano, nonostante l`Anticorruzione? «Grazie a noi, alla Prefettura e alla Procura la città di Milano ha dimostrato di saper reagire. Questa indagine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha colpito una proiezione imprenditoriale di una famiglia mafiosa di Enna. 
Il combinato disposto tra controlli amministrativi, indagini penali e controllo delle procedure e delle assegnazioni degli appalti ha impedito che Expo 2015 diventasse un territorio di conquista per clan mafiosi e consorterie 
criminali». 
Qualcuno ha provato a mettere in dubbio l`attività dell`Anticorruzione. Come dire che è stata un`operazione di facciata, visto gli arresti. «Dopo gli arresti del maggio del 2014 siamo arrivati noi. E io rispondo di quello che è stato fatto a partire dal giugno 
del 2014. La prova che l’Anticorruzione ha rappresentato un argine alle infiltrazioni sta in una intercettazione riportata dall`ordinanza di custodia 
cautelare e pubblicata sui siti di informazione: “La tavola era già apparecchiata è arrivata l`Anticorruzione ed è saltato il pranzo”. Lo dicono 
loro. E io non posso che essere soddisfatto».
Il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, parla di possibili zone d`ombra nella gestione di Expo e forse anche della Fiera. «Fiera? Non mi risultano irregolarità nella gestione degli appalti. La memoria corta fa brutti scherzi. Vorrei ricordare il livello di allarme, i rischi paventati prima che si avviassero i lavori per la realizzazione di Expo, dei suoi padiglioni. Erano rischi reali, mica invenzioni».
E dunque? «Senza le 80 interdittive antimafia della Prefettura di Milano, 
senza le retate della Procura, senza i nostri rigorosi controlli, cosa sarebbe diventata Expo 2015?».
Milano, ma anche Roma. Ha visto la retata della procura contro la lobby di truffatori, corruttori, evasori? «Continuano ad emergere figure del passato. Antichi sistemi di potere della Prima Repubblica 
sono ancora in vita. Dall`inchiesta del Valutario della Finanza emerge tutto un mondo opaco di faccendieri, di funzionari e dirigenti pubblici, di imprenditori che hanno vissuto sempre solo attraverso la corruzione e gli appalti pilotati».
Questo mondo rappresenta il passato o è un pericolo reale? «E un mondo pericoloso che riaffiora. Direi rigurgiti del vecchio sistema di potere che tenta di riproporsi ma che, per fortuna, sfiora soltanto i grandi affari». 
Dalla lettura delle carte sembra emergere il mercanteggia mento 
di raccomandazioni per assunzioni che coinvolge anche la famiglia del ministro dell`Interno, Angelino Alfano. «Mi pare che non siano emersi profili penali. Il tema delle raccomandazioni è antico. È una pratica che segnala un malcostume politico che andrebbe affrontato dalla politica».
Gli arresti di Milano di colletti bianchi di Cosa nostra. E poi 
quelli di Roma. E a Napoli che vengono scoperti gli appalti negli 
ospedali gestiti dai clan della camorra. Insomma, la febbre 
della corruzione continua ad essere alta? «È così. La febbre è alta ma 
proprio perché è alta vuol dire che il Paese sta reagendo. Quando il male emerge è anche la prova di un corpo che reagisce. Vuol dire che c`è una 
parte del Paese che funziona».
Ma intanto anche quei poteri criminali che sembravano sconfitti, 
Cosa nostra e in parte anche la camorra, sono tornati a occupare 
posizioni nel mondo degli appalti, dell`economia reale. «È vero, e nessuna istituzione ha mai abbassato la guardia».
Ma se nonostante i controlli e gli arresti, la corruzione continua 
a essere così diffusa, vuol dire anche che qualcosa non funziona. Magari l`opinione pubblica dovrebbe reagire diversamente? «Non direi. Anzi, vedo una grande attenzione sul tema. È una opinione pubblica preoccupata. E che non va delusa. Vedo un rischio: che come con Mani Pulite, a un certo punto subentri la stanchezza». GUIDO RUOTOLO

Foto del profilo di Andrea Gentile

andrea-gentile