L’INTERVENTO/3: Mossa dei magistrati per il potere assoluto di Filippo Facci (Libero)

LIBERO

Niente controlli sui bilanci: battaglia finale alla Consulta
Mossa dei magistrati per il potere assoluto
Potere assoluto ai magistrati? Alla Consulta la sentenza finale
Il Csm non dà alla Corte dei Conti il rendiconto delle spese in nome dell`autonomia
La Corte Costituzionale dovrà sancire se è equiparabile a Parlamento e Quirinale

di Filippo Facci

Siamo al redde rationem ira Politica e Magistratura (scritte maiuscole)
e non sappiamo che cosa metterci: nel senso che decenni di scontri tra questi due “poteri”, a breve, sfoceranno in una sorta di sentenza finale a opera della solita Corte Costituzionale. In breve: la Consulta – come spiegava quasi distrattamente la Stampa di ieri – dovrà decidere se il Consiglio superiore della magistratura sia un organo supremo dello Stato (come lo sono notoriamente il Parlamento e il Quirinale) e dovrà così definire il ruolo della
magistratura nel nostro sistema costituzionale. E non pare proprio una sciocchezza, se è vero che la sentenza qualificherà una volta per tutte il ruolo dei magistrati e il loro grado effettivo di autonomia e, dunque, i rapporti con il potere politico.
Divertente è come si sia arrivati a tutto questo: grazie, cioè, a un misto di presupponenza del Csm e di incaponimento della Corte dei Conti. Dal 1997, infatti, il Csm non presenta i rendiconti del denaro pubblico che maneggia: e, nel giugno scorso, la Corte dei Conti se n`è accorta. Al che il Csm, richiesto
di comunicare nominativi e funzioni dei suoi agenti contabili, il mese successivo ha risposto che non doveva rendicontare proprio nulla, e questo
«in ragione della sua speciale collocazione costituzionale». Già. La Corte dei conti, in tutta risposta, ha fatto inviare una sentenza ultimativa che intimava al Csm di presentare i rendiconti entro 120 giorni, dettaglio ricordato il 4 marzo scorso dal presidente della sezione Lazio della Corte dei conti: «Un peccato di superbia – ha detto a proposito dell`atteggiamento del Csm, – che abbiamo ricondotto nei corretti canoni… mosso dall`insofferenza istituzionale di essere sottoposto al controllo di un altro organo dello Stato di cui non riconosce l`autorità». Una bella bordata, che tradotta significa: questi credono di poter fare quello che vogliono. È così? E qui il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, si è trovato incastrato: o accondiscendeva alle richieste della Corte dei Conti o sceglieva la scappatoia più istituzionalmente impegnativa, ossia un ricorso alla Consulta per «conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato». Un conflitto senza precedenti a margine del quale il Csm – col suo consueto tono sacrale – lamentava «una grave lesione dell`autonomia costituzionale della magistratura», la quale «contrasta con l`assetto costituzionale della divisione dei poteri», qualcosa che non può certo equiparare il Csm «a un qualsiasi organo esecutivo della macchina statale». Non sia mai.
Nel 1981, del resto, la Consulta aveva già sancito la separatezza di Parlamento e Quirinale, ma del Csm non si era occupata. E questo, secondo la Corte dei
Conti, per il semplice dettaglio che il Csm non è affatto un potere sovrano, la cui autonomia, in ogni caso, non riguarda certo il denaro che spende. Quando i suoi funzionari maneggiano soldi pubblici, ergo, si tratta di faccende amministrative come quelle degli altri uffici: dunque il Csm deve «rendere il conto del proprio operato».
Il Consiglio “supremo” della magistratura, morale, ambisce a essere un potere “supremo” come lo sono Camera, Senato e Quirinale. Nel caso, sarebbe la formalizzazione di una postura istituzionale che l`alta magistratura ha fatto propria da decenni e che, manco a dirlo, non è presente in nessun altro paese del mondo. Le garanzie di indipendenza dei magistrati, in Italia, sono senz’altro elevatissime e nel complesso superiori a quelle presenti in tutti gli altri paesi democratici.
Le gerarchie propriamente dette, grazie all`avanzamento automatico della
carriera, sono state smantellate: giudici e pubblici ministeri, rispetto ai loro colleghi stranieri, sono soggetti a condizionamenti istituzionali pressochè
inesistenti e tutto è nelle mani appunto del Csm, un organo composto per maggioranza da magistrati che sono eletti da altri magistrati.
Non vi è quindi nessun controllo da parte del potere esecutivo o legislativo (come accade per esempio in Francia o in Germania) e lo stesso reclutamento è sottratto a qualsiasi intervento politico. Il nostro Csm – parlano le cronache degli ultimi quarant`anni – interviene con mozioni, ordini del giorno e risoluzioni varie sulle “strategie” dell`azione penale e reclama provvedimenti legislativi, li censura, esprime solidarietà a questo o a quel gruppo di magistrati, a questo o a quel collegio. Ben lontano dall`essere un mero organismo con delega a problemi di categoria, il Csm è di fatto un parlamentino che in passato è intervenuto su tutto e che ambisce – ora – anche alla definitiva effige di potere supremo: benché non sia – dettaglio – un potere democraticamente eletto. Ecco perché la decisione della Consulta potrebbe essere storica. Una vittoria definitiva o una sconfitta definitiva, ma storica.

CSM: FUNZIONI E SPESE

Il Consiglio Superiore della Magistratura è l`organo di autogoverno dei magistrati. È complessivamente composto da 27 membri È formalmente presieduto dal Presidente della Repubblica, e dunque in sostanza colui che può essere considerato il “più alto in grado” è il vicepresidente
Fanno parte di diritto del Csm anche il primo presidente e il Procuratore generale della Corte di Cassazione

Gli altri componenti (24) sono eletti per i 2/3 da tutti i magistrati ordinari (membri togati, 16) e per 1/3 (8) dal Parlamento, i cosiddetti membri laici, fra cui anche il vicepresidente 4.350.000 euro spese per la sede (manutenzione, arredi, pulizia ecc.)

315.000 euro retribuzione del vicepresidente (26.250 euro lordi al mese)

90.000 euro
indennità di sedute versata agli altri consiglieri (+220 euro per ogni giorno
di presenza effettiva per i componenti che non abitano a Roma)

200.000 euro
retribuzione degli altri 7 membri laici

200.000 euro
spese per auto blu, manutenzione, carburante, pedaggi

Foto del profilo di Andrea Gentile

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