L’INTERVENTO/2: La magistratura si è appropriata dei vizi della politica di Bruno Tinti (Il Fatto Quotidiano)

IL FATTO QUOTIDIANO

La magistratura si è appropriata dei vizi della politica 



di Bruno Tinti


Alle elezioni politiche del 1976 votò il 94% dei cittadini. Nel 2015 la 
percentuale dei votanti è stata il 65% alle Amministrative e il 54% alle Regionali. Il crescente astensionismo – secondo storici e commentatori 
- non è dovuto a disinteresse ma a sfiducia. È convincimento comune che la politica sia inquinata dal malaffare; e che anche quelli non direttamente coinvolti lo tollerino, per pavidità e per interesse personale. C`è il rischio che questo sentire possa estendersi alla magistratura. Che reati comuni, anche gravi, possano essere commessi da magistrati è ovvio: ma questo non delegittima la magistratura. Che vi sia tolleranza, omertà e perfino connivenza, questo la delegittima.
Nel 2012 un componente del Csm, Francesco Vigorito, rese pubblica (con una email privata inviata per errore a una mailing list di magistrati) la ragione per la quale la corrente cui apparteneva (Area/Magistratura democratica) aveva 
proposto per un posto direttivo un`associata a detta corrente: ragioni di “opportunità politica”, pur nella consapevolezza di commettere un`ingiustizia (temperata dalla speranza che non fosse “troppo grossa”). Non seguirono iniziative giudiziarie; ma soprattutto non vi furono richieste di dimissioni né critiche esplicite. Abbondarono però vaniloqui sullo storico impegno etico e deontologico della corrente.
È’ DI QUESTI GIORNI la notizia che dal telefono di un giudice membro del Csm, Lucio Aschettino (sempre di Area/Md), sarebbe partito un messaggio dall`esplicito contenuto sessuale, pervenuto alla sua famiglia. La necessità di chiarimenti, da parte dello stesso Aschettino e comunque del vicepresidente del Csm, era evidente: il telefono è stato usato dallo stesso Aschettino? Da altri che se ne sono appropriati? In entrambi i casi i fatti hanno rilevanza penale. Ma chiarimenti non ce ne sono stati: Aschettino si è definito “una vittima”, il vicepresidente del Csm Legnini ha precisato che non esistono procedimenti disciplinari o penali “a carico di nessun componente del Csm” e dunque nemmeno di Aschettino. Ma allora cosa è successo? Secondo fonti interne al Palazzo di Giustizia, Aschettino avrebbe presentato una denuncia sostenendo di essersi trovato in plenum (dunque insieme ai suoi colleghi) quando è stato raggiunto da una telefonata sul suo telefono privato; si sarebbe quindi allontanato dall`aula lasciando il suo telefono di servizio sul tavolo (quello rotondo che si vede in tv, dove – come i cavalieri della tavola rotonda seggono tutto intorno i consiglieri). Rientrato, si è accorto che qualcuno aveva approfittato della sua assenza per inviare un messaggio sconcio a sua moglie. Da qui la denuncia. Poiché le sedute del plenum sono tele registrate, si è cercato di individuare il buontempone ma pare che il posto di Aschettino fosse in un angolo morto.
Quindi un`archiviazione per essere rimasti ignoti gli autori del reato. La domanda dunque è: perché tanta reticenza? Quando i giornali si sono impadroniti della vicenda ed è cominciata la ridda delle supposizioni, sarebbe bastato raccontare quanto riassunto nelle poche righe che precedono: ognuno sarebbe stato in grado di valutarne la verosimiglianza e il Csm non avrebbe contribuito alla convinzione che cane non mangia cane, che tanto tutti 
sono uguali, che anche i giudici etc etc.
Ecco, non sono tanto i comportamenti di Vigorito e Aschettino (pur tanto diversi) a preoccupare: è la solidarietà che li circonda.
Sarà un brutto giorno quello in cui i magistrati saranno disprezzati come oggi 
lo sono i politici.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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