L’INTERVENTO/2: E qui casca l`asino, anzi la Cassazione di Gian Antonio Stella (Sette – Il Corriere della Sera)

SETTE – Il Corriere della Sera

E qui casca l`asino, anzi la Cassazione
Quasi 11 mila processi in 5 anni per liti su cifre inferiori a uno euro. Per tuffi, il caso dell`equino che brucava “fuori casa”. Così la Corte suprema rischia il collasso

di Gian Antonio Stella

L`asina da soma più famosa d`Italia presso i cultori della demenza giudiziaria, ammesso che sia ancora viva e non sia stata insaccata nel frattempo in qualche salame misto suino, è ormai prescritta. E il suo fascicolo
(che col passare degli anni era diventato così voluminoso da non poter essere
caricato manco in groppa a una bestia da soma) è finito in archivio.
Ricordate? La povera bestia aveva dato una brucatina all`erba del vicino, che com`è noto è sempre la più buona, senza sapere che il suo padrone e il suddetto vicino si odiavano a morte. Tanto da far nascere una causa giudiziaria che per anni e anni aveva impegnato un mucchio di giudici e avvocati. La Cassazione, infatti, ricevuta la prima volta l`incartamento dopo un lungo processo di primo e un altro lungo processo di secondo grado, aveva deciso che, per quel tipo di reato, la brucatina, l`asina (benché solitaria come il passero di Giacomo Leopardi) non andava considerata singola ma mandria. Con la conseguenza che era ricominciato tutto da capo: processo di primo grado, processo di secondo grado, processo in Cassazione… Fino, appunto, alla prescrizione. Della quale non sappiamo neppure se il proprietario della povera bestia imputata abbia potuto gioire o se nel frattempo abbia pure lui raggiunto i celesti pascoli del cielo.
Fatto sta che, smaltito quello e altri fascicoli, la Cassazione ha comunque accumulato, negli ultimi due anni, settemila processi arretrati in più rispetto a quelli denunciati solo due anni fa. Erano 98 mila e sono diventati, stando alla allarmata denuncia fatta qualche giorno fa dal primo presidente, Giovanni Canzio, 105 mila. Un carico insopportabile: «La Cassazione versa in una seria crisi, assediata da un numero mostruoso di ricorsi, con 8o mila nuovi ogni anno. Questo flusso è patologico: il carico della Corte rispetto ad altri Paesi del mondo ha assunto dimensioni strabilianti che mettono in forse i valori della democrazia». Rileggiamo l`aggettivo scelto: mostruoso.
CAUSA CHE PENDE… Ancora più mostruosa, se possibile, è però l`indifferenza della politica davanti a questi allarmi. Sono anni, infatti, che i giudici del Palazzaccio denunciano l`insostenibilità dell`andazzo. Nel 2014 la Suprema Corte aveva già ammonito sulla litigiosità eccessiva anche per cause
di poco conto: 1o.980 processi in cinque anni, dal 2009 al 2013, per liti su cifre inferiori ai millecento euro. Un`assurdità.
Ma la denuncia, entrata da un orecchio, era uscita dall`altro. «Causa che pende, causa che rende», dice un antico adagio degli avvocati. Sarà pure una battuta di spirito, ma Alfano diceva nel 2009 che in Cassazione arrivavano 3o mila nuovi processi l`anno e adesso Canzio parla di 8o mila. Sarà un caso, aveva denunciato nel 2012 l`allora presidente Ernesto Lupo, ma gli avvocati
cassazionisti nella sola provincia di Rieti sono 125 e in tutta la Francia 103. Ventidue in più! Allarmi inutili. Come si è sempre rivelato inutile ricordare ai governi la lezione di Eleonora d`Arborea che, sei secoli fa, nella revisione della celeberrima Carta de Logu, il codice del Giudicato sardo, stabiliva: «Vogliamo e ordiniamo che al fine di limitare le spese ai sudditi ed ai litiganti circa vertenze o liti che non superano i 100 soldi sia vietato appellarsi a Noi
o ad altri funzionari regi…». E se qualche testone insisteva a tutti i costi? «L`appello inoltrato non deve essere accettato, e la sentenza pronunciata dai nostri funzionari deve considerarsi definitiva e mandata ad esecuzione come stabilito dai giudicanti…».
Insomma, sulle cretinate non si fanno processi infiniti. Basti ricordare la sentenza 5.772 della Cassazione sullo sgocciolio del panni stesi: «Nell`ipotesi in cui i panni sciorinati invadono materialmente con la loro parte pendente o con l`acqua gocciolante il terrazzo alieno ci si trova indubbiamente
di fronte ad una compressione del godimento del proprietario sottostante e alla reciproca aggiunta, alle facoltà inerenti al godimento dell`appartamento sovrastante, di una parte di godimento che non è compresa nel relativo diritto…». Ma per piacere!

Foto del profilo di Andrea Gentile

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