L’INTERVENTO/1: Servono meno avvocati ma più bravi di Mario Napoli – Presidente dell`Ordine degli Avvocati di Torino (La Stampa)

LA STAMPA

Servono meno avvocati ma più bravi

di Mario Napoli – Presidente dell`Ordine degli Avvocati di Torino

Nel dibattito sulla riforma della Giustizia, lodevolmente promosso da «La Stampa», una voce non secondaria riguarda l`Avvocatura: una Avvocatura «alta», cioè corretta e preparata, è garanzia di una giurisdizione altrettanto virtuosa e facilita l`opera del magistrato.
L`opera di chi difende (all`avvocato la legge assegna la funzione di garantire al cittadino l`effettività della tutela dei diritti) e quella di chi giudica rappresentano vasi comunicanti: inevitabilmente pregi e difetti possono tracimare dall`uno all`altro.
Il nodo centrale è uno solo e cioè che il livello qualitativo, professionale ed etico, dell`Avvocatura è inevitabilmente diminuito nel tempo con l`aumentare della quantità degli iscritti: negli ultimi trent`anni gli avvocati sono passati dai 37.495 iscritti alla Cassa forense del 1985 agli oltre 235.000 alla fine dell`anno scorso, una crescita del tutto sproporzionata rispetto a quella dell`utenza se vero è che il rapporto con la popolazione residente è passato da 0,7 avvocati ogni mille abitanti del 1985 all`attuale dato di 3,9 (si tratta di un riferimento medio nazionale, ancora differenziato tra il 2,2 della nostra regione ed il 6,6 di una regione del Sud).
Se, dunque, si vogliono tracciare i binari lungo i quali fare correre nuove norme disciplinanti la professione di avvocato, la prima (se non l`unica)
preoccupazione dovrebbe riguardare l`accesso, con l`obiettivo di incidere sull`attuale patologico livello quantitativo, perché così facendo migliorerebbe
anche la qualità della prestazione: una Avvocatura contenuta e migliore (il rapporto italiano avvocati/giudici mediamente è tre volte quello europeo) abbasserebbe i toni del contenzioso e potrebbe rappresentare, come per tanti anni è avvenuto, il principale filtro alla giurisdizione evitandone
l`intasamento (l`avvocato deve essere il pubblico ministero più rigoroso nel consigliare il suo assistito). Naturalmente, perché ciò non costituisca un abbassamento nella tutela dei diritti dei cittadini, si dovrà potenziare
il patrocinio a spese dello Stato ed il suo effettivo controllo, affinché sia assicurata una adeguata difesa a chi è nel giusto e non dispone di mezzi
sufficienti.
Come sarà possibile calmierare l`offerta degli avvocati senza ricorrere al numero chiuso? Occorrerà riservare l`accesso alla pratica ed all`esame
per avvocato ad un corso di laurea al quale possano mantenere la frequentazione solo gli studenti che abbiano ottenuto una media molto alta nei primi anni: la selezione, dunque, sarà solo meritocratica, ogni anno potrà variare e non dipenderà da un numero chiuso di dubbia legittimità e certamente ingiusto.
Mi sia consentita, inoltre, una breve parentesi che si stacca dai binari del futuro per ricadere pesantemente ai giorni nostri, sul ddl «concorrenza»
in discussione in questi giorni in Parlamento e sul previsto ingresso di soci di puro capitale (cioè non avvocati) nelle nostre società professionali.
La previsione del ddl, non solo annienterà l`indipendenza ed il segreto professionale, ma andrà palesemente contro gli stessi obiettivi che il legislatore parrebbe essersi posto: da un lato diminuirà e non aumenterà
la concorrenza perché ci saranno grosse concentrazioni e molti studi scompariranno; e dall`altro crescerà enormemente il contenzioso perché sarà impossibile spiegare ad un socio di capitale le ragioni che ogni giorno portano
gli avvocati a prodigarsi per una conciliazione (sconveniente sotto l`aspetto parcellare) prima di ricorrere al Giudice.
E così aumenteranno le cause perché saranno più redditizie e costituiranno l`unico riferimento interessante per un socio investitore.
Tornando alle prospettive di riforma, molti altri aspetti potrebbero essere toccati anche se è parere di chi scrive che questi inciderebbero in maniera
ben più contenuta sulla professione di avvocato di quanto possano fare nuove regole di accesso. Quel che certo non possiamo permetterci è non
pensare ad un intervento forte e totale, anche scomodo e difficile ma che eviti la lenta eutanasia dei valori istituzionali dell`Avvocatura: chi vive alla
giornata, nel mondo delle istituzioni, muore al crepuscolo.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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