L’INTERVENTO/1: Magistrati, il Csm che cambia per non cambiare di Luigi Labruna (Il Mattino)

IL MATTINO
Magistrati, il Csm che cambia per non cambiare

di Luigi Labruna
Si sa. Anche le montagne partoriscono. I topolini. Spiace dirlo ma è quello che
si è verificato ieri con la solenne seduta straordinaria del Csm, presieduta personalmente dal Capo dello Stato con all`ordine del giorno l`approvazione del nuovo «regolamento interno» dell`organo di autogoverno della magistratura. Con l`adozione, cioè, dell`insieme delle norme che regolano
lo svolgimento dell`attività (delicatissima) di un organo che giustamente Mattarella ha definito «fondamentale per la democrazia nel nostro Paese», e i cui compiti impegnativi- vòlti «a tutelare al meglio» autonomia e indipendenza dei magistrati – «richiedono (è sempre il presidente della Repubblica a dirlo) lucidità nella scelta degli obbiettivi, assiduità
di impegno, determinazione nel lavoro quotidiano».
Qualità tutte che evidentemente sino ad oggi non sono state impiegate dai suoi componenti, se lo stesso vicepresidente Legnini, nel festeggiare l`approvazione (a maggioranza) del testo, che per essere redatto ha richiesto oltre un anno di trattative, mediazioni, compromessi tra i rappresentanti nell`organo delle famigerate «correnti», ne ha parlato come di uno strumento che consentirà ai membri del Csm di «abbandonare le peggiori pratiche»
(evidentemente anche per lui sinora da loro esercitate) «soprattutto sulle nomine» degli uffici direttivi della magistratura. Uno strumento che addirittura farà «mutare volto» al Csm stesso. Determinerà infatti (a suo giudizio) un «cambiamento irreversibile» nel modo in cui il Csm esercita le proprie competenze trasformando lo storico palazzo dei Marescialli in cui il Consiglio ha sede «in una casa di vetro», quale evidentemente sinora non è stata. Sarebbe bello se l` ottimismo trovasse corrispondenza nella realtà. E le correnti e coloro che le rappresentano nel Csm si dessero veramente una regolata.
Mettendo finalmente fine alla scandalosa pratica sinora seguita
di nominare «a pacchetto» i magistrati da destinare (dopo lunghissimi periodi di «vacanza» impiegati per trattare) ai vari uffici, dosando con il bilancino le quote in base alle appartenenze, con evidente, grave e sperimentato danno per il prestigio degli stessi nominati, di chi li nomina, della magistratura e delle altre istituzioni democratiche. Per evitare, ciò, è inutile illudersi. «Spacchettare» le nomine servirà a ben poco. Niente impedirà che per «le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari dei magistrati» – questi sono i compiti che l`art. 105 della Costituzione affida al Csm – gli accordi stretti tra i suoi componenti in base all`appartenenza correntizia si perpetuino, solo
diluiti nel tempo.
In attesa delle straordinarie novità annunciate si potrebbe almeno far sì che le vacanze dei posti liberi fossero bandite «automaticamente» con termini brevissimi. Già prima che si verifichino, quando si tratta di scoperture prevedibili come quelle relative a magistrati che vanno in pensione per limiti di età. In questi casi esse potrebbero essere bandite sei mesi prima, in modo
che ci sia un passaggio delle consegne immediato tra l`uscente e l`entrante
(si tratta spesso di magistrati che coprono uffici direttivi di grande rilievo: capi delle Procure, presidenti di Tribunali o di Corte d`Appello di grandi sedi eccetera). Tutti i posti vuoti, comunque, dovrebbero esser colmati entro termini cogenti stabiliti, senza lasciare marcire le situazioni e abbandonare per mesi e mesi scoperti i posti, come in più occasioni e successo.
Perché qualcosa davvero cambi non basta certo la «pubblicità» (che «può» essere richiesta da un terzo dei loro componenti) delle sedute delle Commissioni del Csm quando si discute della scelta dei capi degli uffici giudiziari. Né la possibilità finalmente concessa ai consiglieri di chiedere al Comitato di presidenza di «riesaminare» le proprie decisioni sul rigetto delle
richieste di aperture di pratiche con il vicepresidente che, in caso di conferma, ne dovrà spiegare le ragioni al plenum.
No. Ci vuole ben altro perché i vetri della casa rinnovata cessino di essere appannati. Innanzitutto un mutamento «verace» dei rapporti etici esistenti tra i magistrati e tra la magistratura (che dovrebbe cessare di comportarsi spesso, nel suo complesso, come una corporazione) e la politica. E una riforma radicale delle modalità previste per le elezioni del Csm. Quelle in vigore consentono (e continueranno a consentire anche con il nuovo Regolamento) l` esistenza di cordate, correnti, fazioni in lotta feroce tra loro. Un tempo soprattutto per ragioni ideologiche. Ora è difficile dire.

Foto del profilo di Andrea Gentile

andrea-gentile