L’INTERVENTO/1: Legge salva casta. Nove anni di cella se si diffamano politici o magistrati di Giorgio Mulè – Direttore di Panorama (Il Giornale)

IL GIORNALE

Legge salva casta
Nove anni di cella se si diffamano politici o magistrati

di Giorgio Mulè – Direttore di Panorama

La notizia è semplice: praticamente all`unanimità la commissione Giustizia del Senato ha approvato una norma che prevede una pena fino a 9 anni di carcere nei confronti dei giornalisti condannati per diffamazione ai danni di un politico o di un magistrato. Loro e solo loro. I signori senatori che hanno votato questa «riforma» devono preliminarmente mettersi davanti a uno specchio e fissare la loro faccia, ma non per compiere l`azione diffamatoria che voi pensate che io stia per scrivere e dalla quale invece prendo nette e sdegnate distanze (signor giudice, sia chiaro). Davanti allo specchio, dopo qualche secondo di mutismo, devono domandare a bruciapelo alla faccia riflessa puntandogli contro l`indice destro: «Sentimi bene: ma tu sei tu o tu sei uno spirito che si è impossessato di me?». Mi spiego. Il senatore della commissione Giustizia che vede riflesso se stesso è la medesima persona che ha già votato l`abolizione tout-court del carcere per il reato di diffamazione. E manco una volta, ma più volte. Cerco di essere più preciso.
Dopo le condanne di Alessandro Sallusti e del sottoscritto al carcere (carcere vero, quello dove il cielo si vede a quadri) per diffamazione o omesso controllo in qualità di direttore, i parlamentari ebbero un sussulto di dignità e giurarono che questa vergogna tutta italiana doveva cessare: un giornalista non può finire in gattabuia per quello che ha scritto, se ha sbagliato deve rettificare l`errore e casomai pagare una multa anche elevata.
Magnifico. Un grande balzo verso la civiltà (sic). Succedeva in primavera e correva l`anno del Signore 2013. Per sollecitare l`approvazione della legge intervennero a più riprese la Corte europea dei diritti dell`Uomo a suon di multe contro lo Stato italiano, l`Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione Europea (Osce) con dichiarazioni al vetriolo e raccomandazioni non da meno. Mancavano i caschi blu dell`Onu e lo schieramento era al completo. La Camera approvò la legge il 17 ottobre 2013. Si andò al Senato e qui rimase un anno prima di essere approvata Il 29 ottobre 2014. Tutto a posto? Nient`affatto. Siccome il Senato apportò modifiche si tornò alla Camera mentre Corte europea, Osce, Onu gridavano: FATE PRESTO! A Montecitorio si è dovuto aspettare fino al 24 giugno 2015 per la nuova approvazione. Che, aridaje, ha visto però altre modifiche. E si ritorna allora in commissione Giustizia al Senato, dove la legge dorme ancora il sonno degli ingiusti dopo quasi un ulteriore anno di attesa. Sono così trascorsi tre anni e ancora, quantomeno nei miei confronti, pendono due condanne per
complessivi sedici mesi di reclusione senza condizionale a causa di due processi intentati non da pescivendoli o lattai ma da ma.. ma… ma… esatto: magistrati. Sia chiaro: la legge non è mai stata modificata laddove
cancella il carcere per il reato di diffamazione. Su questo aspetto non c`è mai stata discussione.
Ora l`Ansa ci informa che la commissione Giustizia del Senato ha approvato
un testo secondo il quale «il giornalista che diffama a mezzo stampa un politico o un magistrato rischia il carcere fino a 9 anni».
Per me siamo di fronte a un caso da manuale di dissociazione collettiva dalla realtà, non me lo spiego diversamente. Potrei continuare a tediarvi raccontandovi che è scientificamente provato che le cause per diffamazione
intentate da magistrati e giudicate ovviamente da colleghi magistrati vanno veloci come i fulmini e che a lor signori vengono riconosciuti risarcimenti sconosciuti all`umana plebe. Oppure che i politici ricorrono alle cause come forma di intimidazione per bloccare inchieste scomode (citofonare a qualsiasi
campanello di direttori di testate giornalistiche per averne conferma). Ma sapete tutto, voi amici del Giornale. Una cosa è certa.
Questa iniziativa del Senato ci allinea perfettamente in tema di libertà di stampa e di espressione alle pratiche in vigore in uno degli Stati a cui questo Paese e il suo governo guarda evidentemente con invidia: la Turchia.
E adesso, signori senatori e membri del governo, se ne siete ancora capaci arrossite di vergogna, rompete quello specchio e tentate di recuperare un po` di dignità.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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