L’INTERVENTO/1: Abbreviare la prescrizione ma fino all’avvio del processo di Stefano Passigli (Il Corriere della Sera)

IL CORRIERE DELLA SERA

Abbreviare la prescrizione ma fino all’avvio del processo

di Stefano Passigli

dom.29 – La lentezza della giustizia, sia penale che civile, è da sempre uno dei
principali problemi del nostro Paese, meritevole ben più della stessa riforma costituzionale – di essere affrontato con decisione. I tempi della giustizia civile sono stati infatti uno dei motivi del basso volume di investimenti dall`estero
nell`economia italiana.
Ed è ai tempi della giustizia penale, che malgrado gli sforzi dell`attuale guardasigilli permangono lunghi, che dobbiamo imputare la scarsa fiducia
di molti cittadini nella magistratura. Al cuore della lentezza della giustizia penale sta l`istituto della prescrizione: dopo una diminuzione a 130.000 casi all`anno i processi che si estinguono per intervenuta prescrizione hanno infatti ripreso ad aumentare, segno inequivocabile che anziché avvalersi di ri-
ti alternativi molti imputati continuano a puntare alla prescrizione, in questo aiutati dalla peculiarità in Italia di questo istituto che, nato per garantire
a vittime e accusati tempi ragionevoli del processo, si è progressivamente trasformato in una occasione di impunità.
In tutti i Paesi europei e del mondo anglosassone la prescrizione limita il termine di tempo entro il quale un reato può essere perseguito. Al di là dei reati più gravi che non si prescrivono mai, nella massima parte dei casi i tempi di prescrizione sono più brevi dei nostri; ma se entro tali termini
inizia l`azione penale allora la prescrizione cessa di agire essendo prevalente l`interesse pubblico di giungere a sentenza.
Solo in Italia e Grecia la prescrizione continua ad agire nel processo, permettendo così che spesso non si giunga all`accertamento di una verità processuale, con detrimento delle vittime e della fiducia nella giustizia.
In queste condizioni, l`ipotesi di allungare la prescrizione in via generale (come nella proposta di sospenderla per 2 o 1 anno dopo il primo o secondo
grado di giudizio) o per specifici reati (ad esempio di corruzione) non appare né di facile adozione, né risolutiva. Contro una simile misura si sono schierati infatti numerosi gruppi parlamentari che, muovendo contro la proposta una
immotivata accusa di giustizialismo, intendono in realtà difendere la classe politica dal controllo di legittimità della magistratura, quando addirittura non proteggerne singoli esponenti da processi in corso.
In ogni caso allungare i termini della prescrizione non garantisce una soluzione ai tempi della giustizia: più processi giungerebbero a sentenza, ma con tempi ancora più lunghi, distraendo così da altri procedimenti giudici sovente già oggi troppo oberati da imponenti carichi di lavoro.
La soluzione è palesemente un`altra: anziché allungare i tempi di prescrizione li si abbrevi, ma al pari di quanto avviene in tutte le democrazie europee e anglosassoni, la prescrizione abbia termine con l`inizio dell`azione penale. Venendo meno la possibilità della prescrizione diverrebbero inutili tutte le astuzie procedurali per dilazionare il processo cui sono oggi deontologicamente obbligati a ricorrere i nostri penalisti. I tempi dei processi così si ridurrebbero, avrebbe maggiore sviluppo il ricorso ai riti alternativi, e aumenterebbe la produttività dei singoli giudici. Occorrerebbe naturalmente mantenere l`attuale regime per i procedimenti già iniziati: come sperare
altrimenti che ad esempio Ala – il cui leader Verdini è stato recentemente condannato in I grado ma è già alla vigilia della prescrizione – possa votare
una modifica dell`istituto?
Il risultato più importante sarebbe comunque quello di evitare all`Italia l`onta di essere con la Grecia il solo Paese ove la prescrizione da istituto di
giusta tutela è divenuto fonte di impunità.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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