L’INTERVENTO: Se il giudice insulta non rischia nulla di Filippo Facci (Libero)

LIBERO

Il caso del presidente del Tribunale di Bologna
Se il giudice insulta non rischia nulla
Il Csm indaga sulla toga che definisce clientelare la riforma: al massimo lo trasferiscono

Classica toppa peggiore del buco: il giudice di Bologna che ha dato del fascista a chi voterà Sì al referendum (Libero di ieri) ha penosamente cercato di minimizzare e c`è discretamente di che preoccuparsi: lui perché si è già mosso il Csm, noi perché abbiamo e avremo giudici come lui.
Male che gli vada, sarà trasferito: come se le sue sparate inopportune
e apocalittiche, a pochi giorni dal voto, fossero un problema di incompatibilità ambientale; come se Facebook – il luogo dove ha sparato le sue chiassose opinioni – fosse un luogo fisico; come un calciatore che, dopo un fallo da espulsione, andasse soltanto a giocare in un altro campo; come quei preti
che, colpevoli di reati orribili, vengono solo spostati in un`altra parrocchia
come, semplicemente, un magistrato italiano.
Non è l`ultimo arrivato, Francesco Caruso: ed è un`aggravante. È il presidente del Tribunale di Bologna, uno che però nella sua pagina
Facebook poi ripubblicata dalla Gazzetta di Reggio (due agora pubbliche)
ha detto che la maggioranza è «illegittima», che «ruba la democrazia», che coloro che voteranno Sì saranno «inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel `43 scelsero male». Non bastava: ha aggiunto che la riforma è fondata su «clientelismo», «voto di scambio», «corruzione» e «trasformismo».
E siccome non bastava ancora, è arrivato a dire che «si avvera la profezia
dell`ideologo leghista Gianfranco Miglio, che nel 1994 proponeva una riforma che costituzionalizzasse le mafie». Tralasciamo le sue considerazioni sul ventennio berlusconiano. Ora: quanto possa essere equilibrato un giudice così e un giudice dovrebbe essere essenzialmente questo: equilibrato, consapevole delle conseguenze delle sue azioni – lo si capisce anche da come ha replicato dopo che è scoppiato il casino. Caruso ha confermato «integralmente il
contenuto» ma ha precisato che era «un testo privato scritto sulla propria pagina Facebook», quindi «non destinato alla pubblicazione sul giornale». Caruso ignora che le pagine facebook sono pubbliche.
Poi, sempre più improbabile: «Mi attribuiscono cose che non ho detto.
Non ho detto che chi vota Sì è un repubblichino, ma che commette
un errore storico grave come quello dei sostenitori della Repubblica
di Salò». Basta rileggere: chi voterà Sì è «come loro», parole sue.
Forse ignorava, pure, che a un giudice non puoi certo togliere il
diritto di opinione (la Costituzione dice anche questo) ma che ci sono
professioni che esigono un`etichetta particolare, un certo stile, un rigore,
un low profile che mal si concilia con tonalità da agitatore politico.
Anche il procuratore siciliano Nino Di Matteo aveva detto pubblicamente
che voterà No al referendum: ma si era limitato ad annunciarlo, e chiusa li, per quanto molti avessero storto il naso.
Caruso, invece, è un signore che ha scritto questo: «La Costituzione
altro non sarebbe che la legge che la maggioranza impone alla minoranza
e che fa rispettare schierando la polizia nelle piazze. Temo che siamo incredibilmente vicini a quel momento». Manco i grani: che infatti hanno subito appoggiato Caruso, e ti pareva. Luigi di Maio ha difeso il giudice: «Noi del movimento 5 stelle lo sosteniamo da tanto tempo: questa riforma creerà
più corruzione».
L`ex deputato Pd Pierluigi Castagnetti era già intervenuto sul tamburo:
«È consentito a un giudice delirare?». Insomma, il solito talkshow: «Gravissime dichiarazioni», ha detto la deputata Pd Francesca Puglisi che ha parlato addirittura di «potenziale eversivo».
Di reazioni ce ne sono anche altre, ma sarebbe la solita trafila di
aggettivi. E c`è un`altra trafila sempre uguale a se stessa, come detto:
il comitato di presidenza del Csm, già mercoledì, ha deciso che trasmetterà
il testo scritto da Caruso al Procuratore Generale della Cassazione
e, poi, alla commissione consiliare che dovrà vagliare eventuali profili di incompatibilità «funzionale»: ciò che al massimo si tradurrà in un trasferimento d`ufficio. Traduzione: nulla.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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