IL SOLE 24 ORE
Emersione. Pubblicato ieri sul sito delle Entrate
Rientro capitali più veloce con il modello per la Pec
MILANO. Il cantiere voluntary disclosure continua a marciare su un doppio binario. Da un lato c’è la gestione corrente delle procedure radicate sotto la vigenza della legge 186/14 – 129 mila accertamenti moltiplicati per le 5 annualità standard, per i quali ieri l’Agenzia ha pubblicato il modello per la “scorciatoia” Pec – dall’altro si lavora sull’ipotesi di rilanciare il programma di emersione e rientro (si veda l’intervista al ministro Pier Carlo Padoan sul Sole 24 Ore di ieri).
Con il modello reso pubblico sul sito dell’agenzia delle Entrate, i contribuenti possono ora chiedere di ricevere gli atti relativi alla procedura di collaborazione volontaria tramite l’indirizzo Pec dei professionisti che forniscono assistenza. Il modello, approvato con provvedimento del 13 aprile 2016, può essere utilizzato esclusivamente da chi aveva a suo tempo presentato domanda per aderire alla voluntary disclosure, e deve essere in ogni caso presentato, per conto del contribuente, dal professionista che lo assiste nell’ambito della procedura. L’utilizzo del canale Pec consente all’amministrazione di dialogare direttamente, e perciò molto più velocemente, con il professionista consulente del candidato all’emersione.
Il tema della vd resta però di estrema attualità anche sul piano dell’agenda politica, nonostante l’inciampo – del tutto occasionale e imprevisto – sulla vicenda dei Panama papers. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, nel corso della diretta social “#Matteorisponde” ribadiva ieri sera come la voluntary disclosure sia «un tema molto serio che ha dato tra i 3 e i 4 miliardi», nei corridoi del Mef si continua a lavorare sul progetto di voluntary-bis, come implicitamente ammesso al Sole 24 Ore dallo stesso ministro Padoan («Se una macchina funziona e ci sono ancora chilometri da fare, si può certamente usare ancora»). Persa l’occasione politica del Milleproroghe – per ragioni esclusive di comunicazione pubblica: troppo ravvicinata la riapertura dopo tanti ultimatum ai contribuenti – l’effetto combinato del gettito maturando (più di 4 miliardi) e delle esigenze di copertura prossime (leggasi «clausole di salvaguardia») sembra destinato a uno sbocco inevitabile: una nuova proroga. I Panama papers dimostrano, come del resto Bankitalia aveva già stimato, che i 60 miliardi della emersione 2015 sono solo una parte (probabilmente la metà) di quanto poteva essere sanato. Ora, passata la scossa Panama – e avviati accertamenti e rogatorie nei casi meritevoli, in modo da mettere fuori gioco gli evasori – tra qualche mese il governo potrebbe squadernare gli studi del Mef e riaprire la partita. Puntando soprattutto sui Paesi finora troppo defilati: non quelli di approdo, ma quelli (europei) utilizzati come trampolino.
Alessandro Galimberti