FAMIGLIA: Separazioni e divorzi, la sede preferita è ancora il tribunale (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Separazioni e divorzi, la sede preferita è ancora il tribunale
Sono in crescita ma restano poche le pratiche in Comune o con la negoziazione assistita

Lun.23 – Per dirsi addio, gli italiani continuano a preferire il tribunale. Infatti le coppie che scelgono di separarsi o divorziare senza giudice, seppur in aumento, sono ancora poche. E questo spostamento è stato in parte compensato dall’aumento delle domande di divorzio, scatenato dalla riduzione dei tempi di attesa dopo la separazione.
Il divorzio breve ha debuttato un anno fa (si veda l’articolo pubblicato sotto).
Mentre le strade per lasciarsi alternative ai tribunali risalgono a fine 2014. È stato il Dl 132 a introdurre la possibilità di separarsi e di divorziare siglando un accordo in Comune o rivolgendosi agli avvocati (almeno uno per coniuge) raggiungendo un’intesa in negoziazione assistita. Al municipio però possono rivolgersi solo le coppie che non hanno né figli comuni né questioni patrimoniali. Limiti che non valgono per la negoziazione assistita. In entrambi i casi gli ex coniugi devono aver raggiunto un accordo. Gli addii in cui le parti non riescono a smettere di litigare restano quindi di esclusiva competenza del giudice.
In quasi un anno e mezzo, il ricorso alle vie stragiudiziali è aumentato senza però riuscire (per ora) a incidere in maniera significativa sui carichi degli uffici giudiziari. Dai dati raccolti dal Sole 24 Ore in 18 città emerge che, nel 2015, le coppie che hanno chiuso il loro matrimonio in Comune o con una negoziazione assistita sono state 6.641. Nello stesso periodo, le cause di separazione e divorzio consensuali sopravvenute nei tribunali sono state invece 33.292. Mentre le procedure giudiziali, con marito e moglie in contrasto, sono state 24.404. Si tratta di valori non direttamente comparabili poiché al tribunale non si rivolgono solo le coppie della città dove ha la sede ma anche quelle dei Comuni del circondario. Ma la differenza resta comunque grande.
«Le negoziazioni assistite stanno aumentando – rileva il presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi – e in futuro dovrebbero portare una riduzione del carico di lavoro. Ma al momento le sezioni sono ingolfate, anche per l’aumento delle domande di divorzio. Sarebbe necessario – prosegue – rendere più conveniente le strade alternative: per una negoziazione assistita servono almeno due avvocati, mentre per la procedura consensuale in tribunale ne basta uno».
«Il beneficio della degiurisdizionalizzazione – spiega Franca Mangano, presidente della prima sezione civile del Tribunale di Roma – investe solo le separazioni e i divorzi consensuali, che rappresentano sì un lavoro (soprattutto per le cancellerie) ma non sono cause pesanti». Le sezioni dedicate alla famiglia si devono inoltre occupare dei figli di coppie di fatto che si separano, in passato di competenza del Tribunale dei minori. «A Roma – continua Mangano – nel 2014 sono stati 500 i procedimenti relativi ai figli nati fuori dal matrimonio e nel 2015 sono raddoppiati. E fra qualche tempo arriveranno anche le liti delle coppie legate dalle unioni civili».
Prima di trasformarsi in (eventuali) separazioni le unioni civili dovranno però essere celebrate. E i primi a doversi far carico di queste nuove procedure saranno i Comuni, molti dei quali già in difficoltà a gestire le separazioni e i divorzi. «Abbiamo organizzato una nuova funzione senza risorse in più», chiarisce Cinzia Vigneri, direttore dei servizi civici del Comune di Genova. Lasciarsi di fronte al sindaco costa poco (al massimo 16 euro), ma in alcuni casi i tempi sono lunghi: «La legge fissa due incontri, a distanza di almeno 30 giorni l’uno dall’altro – spiega Vigneri -. Ma il problema è l’attesa: noi abbiamo molte richieste e a volte diamo il primo appuntamento un anno dopo». Genova non è un caso isolato: a Milano l’attesa è di sei mesi. Stessi tempi a Torino, anche se il Comune punta a ridurla a quattro. A Roma ci vogliono circa 60 giorni. Va meglio nei centri con meno domande, come Taranto: «Chiudiamo l’intera procedura entro 45-50 giorni», dice la responsabile dei servizi demografici Lucrezia Nocco.
La lentezza dei Comuni è una delle ragioni per cui molte coppie continuano a lasciarsi in tribunale. «Fino al mese scorso – dice Cesare Castellani, presidente della settima sezione civile del Tribunale di Torino – abbiamo chiuso le separazioni consensuali in circa quattro mesi. Si tratta anche di una procedura economica, poiché possono essere fatte senza avvocati». Anche al Tribunale di Genova le procedure consensuali sono rapide: «Si arriva alla fine in tre mesi al massimo – afferma Francesco Mazza Galanti, presidente della sezione famiglia – perché viene delegato a seguire l’iter il giudice onorario».
Discorso diverso per il divorzio. In tribunale non è possibile dirsi definitivamente addio senza avvocati: rivolgersi in Comune può essere quindi molto meno costoso.
Ma chi vuole lasciarsi senza passare di fronte a un giudice può anche ricorrere alla negoziazione assistita. I numeri però sono ancora contenuti. «È un trend in crescita. Si tratta di uno strumento irrinunciabile che l’avvocatura ha fortemente voluto e che richiede l’assunzione di maggiori responsabilità», dichiara Francesca Sorbi, componente della commissione Adr del Cnf, che dedicherà al tema un convegno che si terrà a Roma il 26 maggio. «È un riconoscimento dell’attività di conciliazione volta alla tutela dell’interesse della famiglia e soprattutto del benessere dei minori che l’avvocato ha sempre svolto ma che ora viene valorizzata ed esaltata». Valentina Maglione
Bianca Lucia Mazzei

Foto del profilo di Andrea Gentile

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