DDL CONCORRENZA: Riforme & Regole. «Niente mani forti nelle nostre farmacie» (Corriere Economia)

CORRIERE ECONOMIA

Parlamento. Il cammino del disegno di legge sulla concorrenza
Riforme & Regole. «Niente mani forti nelle nostre farmacie»
La categoria protesta contro le norme che aprono al controllo da parte dei soci di capitale

La battaglia è antica, ma la trincea è ancora intatta.
Da qualche anno, sin dall’entrata in vigore della riforma delle professioni, i farmacisti si oppongono all’ingresso del capitale nelle loro attività. La preoccupazione risulta ancora più accentuata adesso che il decreto sulla concorrenza potrebbe aprire il mercato al 100% del capitale.
I pericoli
«Il timore maggiore — spiega Andrea Mandelli, presidente della Fofi, è che nel nostro settore possano imperversare le multinazionali che in breve potrebbero prendere il controllo del territorio. Non bisogna dimenticare che le multinazionali del farmaco hanno un enorme potere di spesa e l’interesse a creare e controllare una filiera. Questo porterebbe un contraccolpo nel mercato e renderebbe mollo difficile il controllo delle farmacie da parte dei professionisti iscritti all’Albo».
Il «pericolo» che si estenderebbe anche al settore della distribuzione, dove opera Fcderfarma organizzazione delle cooperative. Il rischio è che l’ingresso del capitale possa portare un player che da solo determina il prezzo sul mercato.
A confronto
«Nei 16 Paesi europei nei quali la liberalizzazione ha consentito ai privati di diventare pieni proprietari di farmacie, piegando l’esigenza di cura dei cittadini agli interessi della finanza – spiegano i farmacisti in un loro comunicato – si fa la conta dei danni a utenti e mercato in termini di monopoli, concentrazioni, catene e pericolosi conflitti di interessi fra distributori, al punto che Estonia e Lettonia hanno precipitosamente fatto retromarcia». Il sistema distributivo del farmaco vede operare in Europa 404 società: di queste 78 hanno sede nel Nord Europa, il resto è nel Sud Europa. Ma se questi dati vengono trasformati in fatturato, le 78 aziende fanno il 55% del giro d’affari complessivo del Continente. Un sistema accentrato che, secondo i farmacisti, assomiglia tanto a un oligopolio.
«E un rischio concreto ed evidente che si corre anche in Italia -sostiene il presidente nazionale di Federfarma, Annarosa Racca –
L’entrata del capitale non incide solo sul sistema delle farmacie, ma anche nel mondo della distribuzione sia a monte sia a valle. Esiste la necessità di mettersi in rete e fare aggregazione per difendere la propria autonomia, oltre che per spuntare prezzi migliori dal produttore del farmaco. L’ingresso del capitale rischia di portare un player che da solo determini tutta la catena. Oltre all’elemento economico, però c’è anche il fattore deontologico del professionista, del farmacista che si vedrà imposto prodotti diversi da quelli che tratterebbe frutto della nuova negoziazione che il playcr entrante riuscirà a trattare al prezzo migliore».
Il testo
Il disegno di legge sulla concorrenza, attualmente in discussione in Parlamento, introduce, a parere dei farmacisti, il capitale in un
«mondo protetto» e quindi rischia di scardinare il sistema. L’ingresso di investitori in un settore delicato e con grandi interessi economici in ballo fa aleggiare lo spettro di una forma di oligopolio perfetto o imperfetto che resta pur sempre abbastanza pericoloso.
All’interno del provvedimento si stanno studiando accorgimenti per scongiurare rischi eccessivi. «Attenzione però -avverte il presidente Mandelli -. Mettere come paletto quello di lasciare il controllo della farmacia al professionista, nonostante l’acquisizione da parte dell’imprenditore non appare una misura stringente e abbastanza convincente. Il controllo della maggioranza delle azioni dovrebbe rimanere a un iscritto all’Albo. Ci appare l’unica tutela che rimetta al riparo da speculazioni di mercato ma anche a favore dell’utenza pubblica in un settore di estrema importanza. Una deregulation delle regole, poi, non porterebbe particolari vantaggi neanche al flusso economico». E, a giudicare da ciò che accade negli altri paesi, non porta nemmeno a una calmierazione dei prezzi.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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