CARCERI: Condannato a 30 anni per omicidio il detenuto fa il tirocinio in Tribunale (Il Corriere della Sera)

IL CORRIERE DELLA SERA

Condannato a 30 anni per omicidio
il detenuto fa il tirocinio in Tribunale
Milano, la Scuola post laurea ignora chi sia e lo fa lavorare tra i segreti del Gip

MILANO. Prima di indignarsi o di sorridere – reazioni entrambe possibili -, almeno finire di leggere. Perché è a un complicato incrocio, tra condivisibili
percorsi di rieducazione dei condannati e invece improvvide modalità concrete di questi programmi riabilitativi, che nasce un inedito: l`assegnazione di un detenuto, nonostante stia scontando in carcere 3o anni di condanna (fine pena nel 2029) per un omicidio a colpi di kalashnikov, a fare il tirocinio legale della «Scuola di specializzazione per le professioni legali» proprio nella stanza di un giudice di uno dei più delicati uffici
del Tribunale di Milano, l`ufficio Gip, dove non si fa che maneggiare
intercettazioni segrete, preparare segreti arresti futuri, entrare nelle carceri, svolgere interrogatori pure coperti da segreto.
Una situazione surreale alla quale il Tribunale di Sorveglianza, appena venutone a conoscenza, ha messo fine: da un lato confermando il diritto
del detenuto allo studio e dunque a continuare a frequentare la Scuola forense, ma dall`altro lato vietando che metta ancora piede nel Palazzo di Giustizia. L`uomo, che non ha ancora 40 anni e di cui qui non si farà
il nome per non pregiudicare la prosecuzione della parte confermata di programma risocializzante, viene arrestato nel 2006 e definitivamente condannato nel 2009 per aver nel 2004 sparato con un mitra a due stranieri (uno assassinato e l`altro ferito) per uno sgarro attorno al non pagamento di 4o chili di hashish tra Milano e Pavia. Sentenza alla quale si aggiunge poi una condanna in primo grado a Reggio Calabria a 4 anni per detenzione di droga a fini di spaccio. In cella a Bollate inizia un percorso di rieducazione (secondo il programma disegnato dalla dirigenza del carcere e comunicato ai magistrati di sorveglianza) che passa soprattutto dal lavoro esterno in una cooperativa e dallo studio di Giurisprudenza all`Università Statale, dove il detenuto si laurea tre anni fa con una tesi («La commisurazione della pena, nodi problematici e proposte di soluzione») seguita da un bravo professore della
nidiata dello scomparso luminare Giorgio Marinucci. Ed è dopo la laurea il pasticcio. Il laureato, come altri suoi 15o colleghi, chiede infatti di poter frequentare la «Scuola di specializzazione per le professioni legali», due anni (che gli costano 2.200 euro di iscrizione) preliminari a chi poi voglia fare l`esame o da avvocato o da magistrato o da notaio: professioni allo stato sbarrategli dalla pena accessoria dell`interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma in linea teorica accessibili qualora a fine pena nel 2029, dopo altri tre
anni, e previo ristoro delle spese di giustizia e del risarcimento dei danni, il condannato dovesse ottenere l`istituto giuridico della «riabilitazione»,
che tra gli effetti ha anche la cancellazione delle pene accessorie. Ma come tutti gli studenti della Scuola, di cui frequenta il primo anno nel 2015, ora nel
secondo anno il detenuto deve fare l`obbligatorio tirocinio forense.
E qui nasce il pasticcio. Il carcere non mette in evidenza ai magistrati di sorveglianza che dalla laurea si era passati alla Scuola, a sua volta ignara
che lo studente che assegna come tirocinante a un giudice delle indagini preliminari dell`Ufficio Gip di Milano sia un detenuto che sta scontando la
pena per omicidio. La situazione, buffa quanto insostenibile, viene paradossalmente a galla soltanto perché è lo stesso tirocinante a raccontare
correttamente al proprio giudice chi sia e quale percorso stia facendo. Il Tribunale di Sorveglianza, che scopre di essere rimasto fermo al corso di
laurea, blocca tutto e invita il carcere a riformulare un nuovo programma rieducativo, all`interno del quale ieri distingue fra le tre nuove proposte: sì al
diritto del detenuto di continuare a studiare e a frequentare quindi la Scuola forense, veto invece a entrare in Tribunale, e no anche al tirocinio nello
studio di un avvocato. Luigi Ferrarella

Foto del profilo di Andrea Gentile

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