AVVOCATI: Troppi, dinamici e con guadagni in calo: la fotografia dell’avvocatura scattata dal Censis (ilsole24ore.com)

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Troppi, dinamici e con guadagni in calo: la fotografia dell’avvocatura scattata dal Censis

Quella dell’avvocato resta nella percezione comune una professione ancora prestigiosa, ma è non più al top. Ai primi posti nella classifica delle professioni d’eccellenza secondo gli italiani si collocano i medici (il 37% ha attribuito il punteggio massimo su una scala da 1 a 10), seguiti dai magistrati (25%), i professori universitari (19,5%), i notai (17%), gli ingegneri (15%), gli imprenditori (15%) e i dirigenti d’azienda (13%).
Politici (9%), avvocati (9%) e dirigenti di banca (8%) occupano la metà della classifica, mentre in coda figurano commercialisti (5%) e geometri (4%). Per il 16% degli italiani il prestigio della professione forense è aumentato nel corso degli ultimi anni, per il 47% è rimasto invariato, per il restante 37% è invece diminuito.
Sono i risultati del «Rapporto annuale sull’avvocatura» realizzato dal Censis per la Cassa forense e presentato oggi a Roma da Andrea Toma del Censis e discusso da Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense, e da Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Presente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Nell’ultimo quinquennio il 42% degli italiani ha fatto ricorso alle prestazioni professionali di un avvocato e la richiesta di consulenza legale aumenta al crescere del livello di istruzione della clientela: il 24% degli italiani con la licenza media, il 43% di quelli con un diploma, il 48% dei laureati. Per l’85% degli italiani però il numero degli avvocati oggi in Italia è eccessivo.
Nell’immaginario collettivo l’attrattività della professione forense è dovuta in primo luogo alla sua dinamicità, indicata dall’82% degli intervistati. Seguono l’autonomia nell’organizzazione dell’attività (81%), i guadagni elevati (74%), gli interessanti sviluppi di carriera che la professione può assicurare e la possibilità di avere relazioni significative con il mondo politico e imprenditoriale (72% in entrambi i casi).
Tra i pregi dell’essere avvocato c’è il fatto di godere di una grande reputazione sociale secondo il 62% degli italiani (e il dato sale al 72% tra i giovani di 18-34 anni).
Tra gli aspetti che non invogliano alla professione emerge invece in primo luogo la necessità di aggiornamento continuo, segnalata dall’83% degli italiani. Seguono l’eccessiva concorrenza (74%) e la difficoltà di crescita professionale in un sistema percepito come chiuso (67%).
Tra gli aspetti negativi della professione il 57,5% indica poi la perdita di prestigio sociale avvenuta nel tempo, il 56% la scarsa capacità di innovazione, il 55,5% il poco tempo libero lasciato per sé e per la famiglia, il 28% gli scarsi margini di guadagno.
Il Rapporto comprende anche un’indagine sull’autopercezione della professione secondo un campione di circa 8mila avvocati e restituisce una fotografia dell’avvocatura italiana che esce molto provata dalla crisi degli ultimi anni: solo il 30% degli avvocati è riuscito a mantenere stabile il fatturato nell’ultimo biennio, per il 44% è diminuito (si sale al 49% nel Mezzogiorno), mentre solo il 25% lo ha visto aumentare. La professione appare ancorata a una generica specializzazione civilistica, dichiarata dal 54% degli avvocati mentre l’11% opera in materia penale, il 9% in diritto di famiglia (tra le donne avvocato la quota sale al 14%), solo il 3% in diritto societario e appena l’1% in diritto internazionale. Solo l’11% degli avvocati indirizza la propria attività verso servizi specializzati. Enrico Bronzo

Foto del profilo di Andrea Gentile

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