AVVOCATI: Tra bocciati record e correzioni fantasma, i praticanti avvocato chiedono trasparenza sull’esame (La Stampa)

LA STAMPA

Tra bocciati record e correzioni fantasma, i praticanti avvocato chiedono trasparenza sull’esame
A Palermo nasce il movimento #praticantealzalatesta. I ragazzi scrivono al ministro della Giustizia Orlando per chiedere trasparenza nella correzione dei compiti

SAB. 9 – TORINO. «C’è qualcuno che sa svolgere la prova di penale? Lei? Bene. Posso fotocopiare il suo compito, così lo passo a un ragazzo che proprio non sa niente?». La surreale richiesta è stata rivolta a uno dei candidati alla seconda prova del concorso di avvocatura della Corte d’Appello di Palermo: una tra le tante scorrettezze che hanno convinto gli aspiranti togati a reagire con il movimento #praticantealzalatesta. «Ho rifiutato di consegnare il mio compito perché fosse fotocopiato e distribuito agli altri candidati – racconta uno dei portavoce del movimento che ha scelto di parlare a nome del gruppo -. Solo 404 su 1.122 hanno superato lo scritto, tra questi a nche una ragazza che ha firmato il compito. È inaccettabile. Il ricorso per poter accedere agli atti è una scelta individuale, ma vogliamo far sentire la nostra voce: a Palermo come nel resto d’Italia, l’esame da avvocato è un calvario dall’esito incerto». Anche il preside della facoltà di Giurisprudenza siciliana Camilleri in un’intervista al quotidiano La Repubblica ha affermato che trai bocciati ci sono anche alcuni laureati dell’università di Palermo risultati i migliori durante l’ultimo concorso in magistratura.
Per diventare avvocato, oltre a un praticantato di due anni, bisogna superare una prova scritta divisa in tre parti: parere di diritto civile, penale e la redazione di un atto. Gli esami sono a dicembre, la correzione arriva solo a giugno, da settembre si inizia con gli orali: una trafila che in tutto dura un anno e mezzo. Quest’anno la media delle di chi è passato agli orali è ancora più bassa che in passato, poco più di un terzo: il capoluogo con più promossi è Torino, circa il 58 per cento, a Milano invece sono appena il 35 per cento, a Napoli il 29 per cento.
Con il blog #praticantealzalatesta e una lettera al ministro della Giustizia Andrea Orlando i praticanti palermitani chiedono più trasparenza nella correzione dei compiti. A oggi non esistono tabelle di valutazione, nè criteri: chi chiede di rivedere gli scritti nella stragrande maggioranza dei casi si trova davanti a pagine immacolate, senza nessuna correzione. Oltre a una risposta del ministro che ancora non è arrivata, tra gli intenti del blog c’è creare una rete tra i praticanti: le perplessità e le difficoltà, a Palermo come a Milano, sono sempre le stesse. Le storie sono tante, ma è difficile trovare chi ha voglia di esporsi. Claudia, nome di fantasia, 31 anni, si è laureata con ottimi voti all’università di Pavia e lavora da quattro anni in uno studio milanese: per lei è la quarta bocciatura. «Ho sempre richiesto di vedere i miei compiti, sperando di poter imparare dai miei errori. Ma non ho trovato nessuna correzione, niente di niente. Li ho fatti leggere ad alcuni avvocati, per tutti erano assolutamente validi. La sensazione è quella di partecipare a una lotteria». Stessa storia, ma con un finale diverso per Alberto, altro nome di fantasia, praticante nel foro di Torino e ora diventato abogado in Spagna: la normativa europea consente infatti di prendere l’abilitazione in un qualsiasi paese europeo, per poi chiederne l’abilitazione anche in Italia. Così proliferano i professionisti dell’esame in trasferta. «Non ne vado fiero, sto aspettando il riconoscimento del titolo anche in Italia – racconta Alberto -. Dopo sei anni da praticante, dopo aver frequentato ogni corso di preparazione possibile con un gran dispendio di soldi ed energia senza successo, per me ormai l’esame era diventato un incubo». NADIA FERRIGO

Foto del profilo di Andrea Gentile

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