AVVOCATI: La lezione di vita del premio Nobel incanta gli studenti (La Nuova Sardegna)

LA NUOVA SARDEGNA

La lezione di vita del premio Nobel incanta gli studenti
Abdelaziz Essid al liceo De Castro racconta la sua Tunisia: «Il mondo va sempre visto con gli occhi del dialogo»

Sab. 19 – ORISTANO. Duecento chilometri sono meno della distanza tra Cagliari e Sassari. Certo, c’è il mare a segnare una differenza più marcata tra la Sardegna e la Tunisia rispetto a quella tra le due più importanti città sarde, ma la lontananza che avvertiamo ancora oggi da questa parte del Mediterraneo inizia forse a essere un concetto anacronistico. Sicuramente, quella distanza è stata rimpicciolita ieri dall’italiano perfetto, dalla serenità, dalla chiarezza dei concetti espressi da Abdelaziz Essid di fronte ai quattrocento studenti del liceo classico De Castro, ai professori e a qualche ospite, in una settimana particolarmente fortunata per loro. Dopo il dialogo di mercoledì tra Agnese Moro, figlia del politico Aldo ucciso dalle Brigate Rosse, e Andrea Coi, l’ex appartenente proprio al movimento della lotta armata, la palestra dell’istituto ha ospitato il secondo incontro introdotto dalle parole del dirigente scolastico Pino Tilocca.
Professione avvocato, Abdelaziz Essid deve la celebrità al premio Nobel ricevuto nel 2015 assieme al Quartetto del dialogo, quello che ha condotto la Tunisia verso la incruenta transizione democratica dopo gli anni dell’autoritarismo e il rischio che tutto finisse nel sangue come accaduto in altri Paesi durante i mesi della Primavera Araba. Invece, a duecento chilometri di distanza da Cagliari, è arrivata una lezione sul valore del dialogo e del confronto, quasi a dimostrare che il famoso motto pacifista «Mettete dei fiori nei vostri cannoni» abbia trovato l’esempio pratico alle porte di casa nostra.
L’avvocato Abdelaziz Essid regala un’ora e mezzo di lezione, partendo da quel premio Nobel che non rivendica per sé ma che attribuisce all’intera comunità tunisina, andando così oltre il lavoro fatto da chi poi ha mediato sui tavoli della politica della nazione africana. Ma inevitabile è stato andare incontro ai temi del terrorismo, della fuga di centinaia di persone dai paesi poveri del mondo, del significato di un premio raccontato a giovani ragazzi per i quali guerra e pace sono poco più che due parole, non avendo fortunatamente conosciuto di persona le grandi tragedie a cui vanno incontro altri popoli meno fortunati.
La lezione al liceo De Castro cade nel giorno del primo anniversario dell’attentato terroristico al museo del Bardo a Tunisi sul quale così si esprime: «L’economia tunisina è per gran parte sostenuta dal turismo, colpire i turisti voleva dire colpire la transizione democratica. Far crollare l’economia significa tentare di far cadere lo Stato». Per ora i terroristi – «non si parli di terrorismo islamico, i terroristi sono tali e basta. Islam vuol dire un miliardo e 200mila persone, i terroristi sono undicimila» – vengono sconfitti cancellando il lutto. «Ogni volta che c’è un attentato – spiega Abdelaziz Essid – noi continuiamo la nostra vita che è cultura e gioia». E ai ragazzi spiega come fare a vincere un premio Nobel: «Quando abbiamo iniziato il dialogo, non pensavamo certo di arrivare a ricevere un riconoscimento internazionale del genere, avevamo in mente la nostra gente e a voi dico di creare associazioni, di sviluppare iniziative. Fate qualcosa insieme che oggi è piccolo, ma domani diventerà grande». E per prima cosa ci sono da imparare le lingue, non per capriccio, ma perché l’elemento essenziale del dialogo è proprio la parola, il comprendere e il comprendersi.
Di temi internazionali e di geo politica ha parlato a lungo – ne abbiamo già dato conto nell’intervista pubblicata sulla Nuova di ieri – prima di recarsi in tribunale dove l’Ordine forense ha scoperto una targa in ricordo della visita in città del premio Nobel, con il quale gli avvocati hanno poi avuto un incontro pomeridiano nel convegno dedicato alla funzione dell’avvocatura.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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