AVVOCATI: Avvocati, è allarme rosso. «Redditi sempre più bassi» (Corriere del Veneto)

CORRIERE DEL VENETO

Avvocati, è allarme rosso
«Redditi sempre più bassi»
In trent’anni legali decuplicati: sono 15 mila in regione e c’è chi fatica a pagare l’Ordine
Lun.5 – VENEZIA In trent’anni a Treviso sono aumentati di dieci volte. A Padova di otto, a Venezia di sei. Avvocati in Veneto 1986-2016: storia di un’impennata esponenziale, che solo ora comincia timidamente a registrare l’inversione di crescita. Ancora poco per intaccare le fila dell’esercito di professionisti forensi: 12.139 iscritti agli ordini provinciali, cui vanno ad aggiungersi 2.895 praticanti. In totale, 15.034 legali attivi in Veneto. Tanti, troppi. E in molti casi sottopagati, perché l’offerta supera di gran lunga la domanda. Tra gli effetti, non a caso, ce n’è anche uno impensabile solo fino ad un paio di anni fa: il boom di coloro che si trovano in difficoltà a pagare nei tempi previsti le quote di iscrizione all’albo (variabili fino ad un massimo di 300 euro), con il rischio della sospensione. «In questo 2016 abbiamo spedito un centinaio di solleciti, prima si contavano sulle dita di una mano – ammette Massimo Sonego, presidente dell’Ordine di Treviso – Fortunatamente quasi tutti riescono poi a regolarizzarsi, tuttavia è un segnale di sofferenza chiaro». Nella Marca sono 2.032 gli iscritti all’albo (e 478 i praticanti) in un territorio di 900 mila abitanti. Nel 1986 erano appena 250. Il problema però riguarda tutti: concorrenza enorme, nuove figure professionali che hanno fagocitato ampie fette di mercato, e fatturati scesi in dieci anni del 30-40%.
Anche a Padova nel 2016 è stato inviato un centinaio di solleciti di pagamento. Trent’anni fa gli iscritti all’albo erano 500, ora si tratta della provincia con più avvocati e praticanti di tutta la regione: 2.921 e 831, per un totale di 3.752. Seguono Verona (3.140), Treviso (2.510), Venezia (2.482), Vicenza (2.091). In coda, con notevole distacco, Rovigo (694) e Belluno (365). Certo, siamo lontani dai 34 mila professionisti della Campania o dai 32 mila della Lombardia, ma i dati vanno confrontati con le esigenze e le caratteristiche dei territori. Il rapporto medio veneto è di 2,4 avvocati ogni mille abitanti, troppo se paragonato a quanto accade in tutti i Paesi europei. Il boom si è registrato tra il 2000 ed il 2010, quando l’appeal era ancora ai massimi livelli, e ora se ne pagano le conseguenze: la domanda di servizi è rimasta invariata, se non diminuita per effetto della concentrazione di grandi gruppi bancari o commerciali, mentre l’offerta si è moltiplicata. «Viviamo una crisi di identità – sottolinea Francesco Rossi, presidente dell’Ordine di Padova – Prima l’avvocato faceva una cosa sola, ora le specializzazioni della materia sono così tante che ci si trova in una giungla. Dobbiamo recuperare credibilità: i clienti si rivolgono sempre di più alle agenzie infortunistiche, ai commercialisti, ai notai. Persino i geometri hanno rosicchiato spazi di mercato». Nel mirino finisce anche il sistema universitario.
«Giurisprudenza dovrebbe sfornare persone preparate – dice Paolo Maria Chersevani, presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia – invece spesso assistiamo a laureati che non sanno nemmeno cos’è un atto di citazione. Ormai è inutile pensare ad un numero chiuso per la facoltà, ma si potrebbe intervenire sdoppiando i percorsi, tra chi vuole intraprendere la carriera forense e chi è indirizzato verso quella di funzionario pubblico». Nel frattempo, sul web, cresce il numero di società nate per mediare fra utenti e avvocati: caccia al prezzo più conveniente, una sorta di Trivago dei servizi legali. Effetto dell’abolizione delle tariffe minime, il mercato al ribasso fa inorridire i vertici della categoria. «Il legale che si fa pagare 500 euro per una separazione fa un danno a sé stesso ed al cliente, svilisce la professione» commenta lapidario Massimo Sonego. Come si è arrivati a questo? «La politica ha la sua responsabilità, perché le liberalizzazioni ci hanno massacrato – accusa Chersevani – Ma la colpa è pure nostra. Dobbiamo svecchiarci e metterci in testa che un compenso adeguato nasce da una prestazione adeguata». Il messaggio ai futuri studenti di giurisprudenza somiglia ad un ultimatum: «Non c’è più spazio per chi con il titolo in tasca si sente arrivato. Va avanti solo chi è bravo a specializzarsi in un settore. Tutti gli altri finiscono nel tritacarne».

Foto del profilo di Andrea Gentile

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